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Gestione del manicomio: aspetti amministrativi

Le dozzine dei militari
Oltre a porre problematiche di ordine medico-scientifico, il ricovero dei militari presso i manicomi pubblici pone anche una questione di carattere amministrativo-finanziario: la questione, cioè, del pagamento dei costi da sostenere per quei ricoveri. La Provincia, che per forza di cose ne sostiene le spese nell’immediato, chiede il rimborso alle autorità militari, sia per i «militari folli» ricoverati presso l’ospedale «Roncati» di Bologna, sia per quelli ricoverati presso il manicomio di Bologna in Imola – il Santa Maria della Scaletta, che venne acquistato dalla Provincia di Bologna nel 1897 [Delibera di Consiglio] come soluzione al problema del sovraffollamento del Roncati stesso.
Se già nel 1915 lo scambio epistolare tra Deputazione provinciale e Ospedale Militare avveniva regolarmente per quanto concerneva il pagamento delle rette dei militari ricoverati al «Roncati» (con l’invio da parte della prima del resoconto trimestrale delle spese sostenute, e l’invio da parte del secondo dell’assegno a copertura di tali spese), è dei primi mesi del 1916 la richiesta di rimborso per i militari internati a Imola.
Il 9 febbraio 1916 la Deputazione provinciale scrive al Direttore dell’Ospedale Militare di Bologna, e due giorni dopo questi risponde affermando che «il conto delle rette per i militari che vengono ricoverati nel Manicomio d’Imola deve essere trasmesso all’Ospedale Militare Principale di Ravenna»1; e il 27 febbraio è lo stesso direttore dell’ospedale militare di Ravenna a inviare una comunicazione alla Deputazione provinciale di Bologna per confermare la propria giurisdizione in materia: «poiché anche il Manicomio Prov.le di Imola trovasi nella giurisdizione della Scrivente, la contabilità relativa ai ricoverati, militari, dovrà essere trasmessa pel saldo a questa Amministrazione», con l’ulteriore (seppur inutile) specifica che «la liquidazione delle spedalità prestate da Stabilimenti civili a militari infermi deve aver luogo per trimestre»2.
Nel novembre del 1916, si presenta la necessità di una nuova convenzione tra Deputazione provinciale e Ospedale Militare per il rimborso delle rette dei militari internati nei manicomi Bologna e Imola, dovuta all’aumento delle tariffe.
La Provincia richiede: 10 lire giornaliere per ogni ufficiale superiore; 7,50 lire/giorno per capitano, tenente e sottotenente; 3,50 lire/giorno per la truppa di qualsiasi grado e corpo.
L’Ospedale Militare, sostenendo che «il ricovero di alienati in altri manicomi sono assai inferiori»3, propone le seguenti tariffe giornaliere: 8,50 lire per ogni ufficiale superiore; 7 lire per capitano; 6 lire per tenente e sottotenente; 3,50 lire per la truppa.
La nuova Convenzione verrà stipulata ai prezzi richiesti dalla Deputazione provinciale.


Il personale interno
A differenza di quanto avvenuto in altre realtà italiane, il manicomio di Bologna non vede una riduzione drastica del personale interno (né sanitario né altro).
Nel 1915 gli infermieri risultano 55, le infermiere 59, è registrata la presenza di un’assistente alle lavoranti pazze, 9 lavoranti al guardaroba (tutte donne), 4 tra cuoco e sottocuochi, 2 macchinisti, 3 portieri, 1 calzolaio, 1 sarto, 1 falegname, 1 muratore, 1 imbianchino, 1 barbiere, e 2 operai.
Tutte queste figure professionali rimangono a servizio anche negli anni successivi, per tutta la durata della guerra. Solamente il numero del personale sanitario subirà leggere variazioni, mai superiori ad alcune unità4.
A questo riguardo va sottolineata la sensibilità che la Deputazione provinciale mostra di avere da subito nei confronti della questione: nell’estratto dal verbale dell’adunanza del 7 luglio 1915, è annotato che «per quanto riguarda gli infermieri dei manicomi, la sostituzione dei richiamati è resa indispensabile dalla natura e organizzazione speciale dei servizi, che non sono suscettibili di improvvise limitazioni o trasformazioni», e viene poi specificato che «a rendere minore l’onere si è potuto in parte provvedere con personale femminile, adibendolo alle infermerie e ad altri servizi speciali» ma che «ciononostante, per sopperire a tutte le necessità dei servizi manicomiali senza turbarne il continuo regolare funzionamento, è occorso destinarvi – ovvero si è resa necessaria l’assunzione di – 6 infermieri e 9 infermiere a Bologna e di 9 infermieri e 11 infermiere a Imola»5. Dunque, questa sensibilità politica ha permesso di mantenere sempre pressoché inalterata la situazione del personale interno.
Più dettagliatamente, per quanto riguarda il personale richiamato sotto le armi, questo – ad eccezione del cuoco Antonio Samoggia e dell’aiuto macchinista Ercole Mingardi – è composto prevalentemente da infermieri e medici: l’elenco annotato dal direttore Brugia il 12 giugno 19156 comprende 13 infermieri, 3 medici (Andrea Ghillini e Oreste Bonazzi, medici praticanti, vanno a prestare servizio presso eserciti combattenti o negli ospedali da campo, mentre Francesco Venturoli si reca presso l’ospedale militare territoriale7), ai quali si unirà successivamente anche il direttore del laboratorio batteriologico (Mario Mantovani). Il medico Enrico Bianchi viene assunto in sostituzione dei richiamati (dal 1915 al 1917), andando ad affiancare i colleghi rimasti a lavorare nel manicomio, ossia il direttore Brugia e gli aiuti/assistenti Giuseppe Peli, Natale Maccaferri, Carlo Rasori e Enrico Rivari – quest’ultimo andrà sotto le armi il 1 luglio 1918, dove sarà nominato Capitano il 24 settembre successivo, in sostituzione di Ghillini, rientrato in servizio al Roncati il 13 giugno di quell’anno8.

Elisa Montanari

 

1 Archivio Storico Provinciale di Bologna, Carteggio generale, 1916, titolo 7.4, busta 2650

2 Ibidem

3 Archivio Storico Provinciale di Bologna, Carteggio generale, 1916, titolo 7.4, busta 2558

4 Archivio dell’Ospedale Psichiatrico «F. Roncati», Conti correnti degli inservienti, 45.47-45.49

5 Archivio Storico della Provincia di Bologna, Carteggio generale, 1915, titolo 6.1, busta 2444

6 Archivio Storico della Provincia di Bologna, Carteggio generale, 1915, titolo 6.1, busta 2444

7 Bollettino dell’Associazione fra i Medici dei manicomi pubblici italiani, agosto-settembre 1915, pp. 52-3

8 Archivio Storico della Provincia di Bologna, Carteggio generale, 1918, titolo 6.1, busta 2704