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"MARAKANDA: ARTE E CAPACITÀ IN CORSO D'OPERA"

“Marakanda” è un atelier protetto per persone adulte diversamente abili della cooperativa Open Group (nuova cooperativa nata dalla fusione tra Coop.Attività Sociali, La Rupe e Voli Group) che nasce nel 2008 come evoluzione del precedente laboratorio “Mastro Ciliegia”, e occupa il piano terra di una costruzione nella zona industriale di Borgonuovo di Sasso Marconi. Al visitatore si presenta come uno spazio arioso, articolato in più sale attrezzate, divise per attività e con diverse postazioni, incluso un piccolo archivio-deposito per le opere e un forno per la cottura delle sculture in argilla.

Si tratta di un laboratorio, – si legge nel pieghevole di una delle iniziative svolte – dove gli operatori ”[…] insegnano a sviluppare e a far maturare espressività [degli utenti]”, e in cui, come obiettivo correlato, c’è quello di “valorizzare e offrire visibilità al potenziale espressivo della persona disabile in ambito artistico”.

Il programma di “Marakanda” è infatti del tutto in linea con le finalità che si pongono oggi i progressive studios europei e internazionali: prima creare un contesto consono a favorire la creatività, non agevolando un’espressività generica bensì lo sviluppo di un linguaggio visivo individuale, quindi lavorare sulla possibilità di un’apertura all’esterno e sulle occasioni di promozione, che nell’atelier si coltivano metodicamente attraverso la ricerca attiva di nuovi partners e collaborazioni già avviate.

Pur trattandosi di laboratorio “giovane”, con pochi anni di attività alle spalle, frequentato quindi da persone che hanno approcciato la creatività relativamente di recente, si distinguono, al suo interno, autori interessanti. Alessandro Gabrielli è artefice di un immaginario pittorico già collaudato: animali da cortile, donne nude e sognanti, reticoli di vasi sanguigni che danno origine a composizioni bicolori e astratte. Mara Ventura si dedica invece a un lavoro di tipo tessile, consistente nella creazione di manufatti a strati sovrapposti di fili colorati e perline, i quali, aspirando alla tridimensionalità, ampliano il potenziale espressivo ma anche spaziale dell’originario medium del ricamo.

Correlativamente, volendo favorire l’esercizio creativo, e tenendo conto che il confronto con le opere della storia dell’arte è un momento cruciale per ogni artista in formazione, agli utenti del laboratorio è offerta inoltre la possibilità di partecipare a visite in luoghi e spazi artistici non soltanto cittadini. Senza scordare che, d’altro canto, è lo stesso “Marakanda” – nell’ottica della valorizzazione delle attività creative svolte – a occuparsi di organizzare eventi espositivi.

Nel caso per esempio di Cibo da creare. Il cibo dell’anima, una collettiva svolta nel 2011, l’opera di un’autrice della struttura, Arianna Adriani, è stata messa in mostra accanto ai lavori di alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna che hanno svolto i tirocini curriculari all’interno del laboratorio. Una convenzione permette infatti a “Marakanda” di ospitare i giovani artisti nella prospettiva, oltre che naturalmente di un’integrazione sociale, di un dialogo anche artistico tra autori dalle esperienze e prospettive diverse. Adriani – che peraltro è attiva anche sul fronte pittorico, dipingendo visi e primi piani dagli sguardi intensissimi – ha partecipato alla mostra con una serie di piatti, bicchieri, tazze e posate in porcellana diversi l’uno dall’altro, dalle linee e forme imprevedibili, spesso antropomorfe o simili a vegetali. Non sono utensili, perché inadatti a qualsiasi banchetto, bensì presenze che raccontano l’interiorità dell’autrice e rivendicano, allo stesso tempo, la natura non strumentale del fare artistico.

Un ulteriore percorso, di carattere più “produttivo”, prende forma all’interno dell’atelier. A partire dai motivi grafici elaborati dagli autori, gli operatori di “Marakanda” intervengono infatti orientando l’attività verso l’abbigliamento e la decorazione d’interni. Le sagome di Gabrielli, una volta ritagliate, possono venir collocate su supporti rivestiti di stoffe colorate, oppure gli stessi motivi vengono stampati su stoffa attraverso una macchina digitale creando una linea di merchandising che si avvale anche dei disegni realizzati al computer da Davide Limongelli, Stefano Livrieri e Fabrizio Tartari (Le “Marakamaglie”). In alternativa, sono gli autori a lavorare direttamente su oggetti d’uso che attraverso il loro intervento diventano pezzi unici, ad esempio separé e sedie come quelle decorate da Annamaria Nassetti, le cui textures di puntini colorati trasformano in arredi a metà tra la tradizione locale e l’arte oceanica.

Sara Ugolini

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