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ATELIER IL MAGGIOCIONDOLO

L’atelier "Il Maggiociondolo", nato nel 2001, è uno dei servizi afferenti al Centro Polivalente Arboreto, gestito dalla Cooperativa Sociale Cadiai, in convenzione con l’AUSL di Bologna.
La struttura organizza percorsi riabilitativi per persone con disabilità psico-fisica e si compone di un centro residenziale, un centro diurno, un laboratorio e l’atelier.
"Il Maggiociondolo", che ha sede in una folkloristica cascina all’interno di un parco nel quartiere Pilastro, è lo spazio preposto allo svolgimento di pratiche espressive che mirano a stimolare un processo di autonomia negli utenti coinvolti, favorendo anche occasioni di integrazione dal punto di vista sociale; entrando ci si trova in un ambiente ampio e accogliente, al centro svetta un grande tavolo, dove insieme tutti gli utenti sono impegnati in varie attività espressive, intorno notiamo una vastissima quantità di stoffe, colori e altri materiali utilizzati per realizzare diverse tipologie di lavori artistici.

Inizialmente nell’atelier si erano alternati svariati laboratori, tra cui alcuni di stampo artigianale; da qualche anno, invece, pur rimanendo costante la volontà di offrire una gamma di attività accessibili a persone che presentano situazioni di disagio fisico o psichico talvolta molto differenti tra loro, il gruppo di lavoro ha preferito seguire progetti più articolati sul versante artistico, affidandosi anche a collaborazioni con professionisti che provengono da ambiti lavorativi non necessariamente correlati alla sfera della disabilità. In questo modo a fianco degli educatori si profila anche la figura del conduttore, che grazie alle sue competenze è in grado di fornire indicazioni pratiche e specifiche ai partecipanti.
Già nel 2006 agli utenti era stato proposto di avvicinarsi al medium della pittura attraverso l’utilizzo della tecnica dell’action painting, il percorso prevedeva un’introduzione iniziale ai materiali e gli strumenti tipici di questo stile pittorico, per concludersi con la realizzazione di un dipinto.
La scelta di adottare questa metodologia, in cui opere di artisti famosi , tra cui emerge il nome di Pollock, fungono da modello, era dettata dall’intenzione di fornire un supporto ad individui, che pur rivelando una certa inclinazione creativa, si mostravano titubanti di fronte alla possibilità di sviluppare un elaborato artistico in maniera autonoma.
Sebbene sia da sottolineare come la riproposizione di stilemi legati a movimenti storici del panorama artistico passato e contemporaneo -in questo caso particolare dell’astrattismo- possa risultare limitante per lo sviluppo di un linguaggio espressivo realmente personale, all’iniziativa va riconosciuto il merito di aver incoraggiato l’organizzazione delle prime mostre dei lavori realizzati all’interno dell’atelier, sancendo di fatto una definitiva apertura verso l’esterno, diventata da allora una caratteristica che contraddistingue l’approccio del "Il Maggiociondolo".
I quadri realizzati dai frequentatori del centro, infatti, sono stati esposti presso la sede della Cooperativa Cadiai, in diversi locali della città come Il Caffè Equo e Solidale “Extravagario” e il Circolo ARCI “Macondo” e nelle sedi istituzionali del Quartiere Santo Stefano e del Comune di San Lazzaro di Savena.

Nel maggio 2007 è iniziata una fruttuosa collaborazione con Bianca Tassinari – in arte Bitas – che è stata introdotta nell’atelier tramite una borsa-lavoro, finalizzata allo svolgimento di un progetto di scambio culturale a sfondo didattico, incentrato sulle attività di pittura su stoffa.
Dopo un primo periodo in cui l’insegnante ha illustrato il procedimento del batik, dalla scelta dei tessuti più adatti, all’utilizzo della cera bollente per delimitare i contorni del disegno che si intende visualizzare fino al processo di tintura dei materiali, agli utenti è stata data l’opportunità di partecipare a tutte le fasi della lavorazione.
Molti dei ragazzi hanno mostrato immediatamente un fervido interesse per questo procedimento e in breve hanno acquisito l’abilità necessaria per eseguire diversi lavori in maniera autonoma.
Soffermandoci sull’analisi degli elaborati, un’attenzione particolare merita la realizzazione dei disegni preparatori, perché è proprio in questo frangente che emergono in maniera più evidente gli stili degli utenti coinvolti, che senza riferirsi ad alcun modello, decidono quali soggetti illustrare basandosi esclusivamente sulle proprie preferenze; sia le
educatrici che l’artista, infatti, si limitano a fornire indicazioni di carattere tecnico, ma non influenzano le singole scelte compositive.
Questo ha fatto sì che anche le immagini stereotipate, prodotte inizialmente da alcuni partecipanti, siano state elaborate nel tempo e arricchite di elementi che denotano lo sviluppo di un linguaggio personale.
Osservando i capi di abbigliamento, i grembiuli, le sciarpe, le borse e le tele di grandi dimensioni, che rappresentano i prodotti finali dipinti con il batik, è facile individuare il repertorio di omini sorridenti creati da Daniela, con i tratti del volto delineati da piccole linee nette ed essenziali e le braccia aperte da cui sbocciano mani dalle forme stellari, quasi simili a fiori; gli agglomerati urbani ideati da Federica che accalca e sovrappone una miriade di casette dando vita a mirabolanti skyline degni delle più moderne metropoli, o i nuclei familiari ritratti da Manù su cui a volte si stagliano strani oggetti dalle forme simili ad astronavi.
Partendo da operazioni di stampo artigianale sui vari materiali tessili, i ragazzi del Maggiociondolo sono liberi di arricchire con gli stimoli visivi provenienti dal loro estro quest’ampia gamma di oggettistica, che conserva un valore d’uso concreto.
Inoltre tutti i prodotti recano un’etichetta in cui, oltre al logo GATIK apposto su ogni batik proveniente dall’atelier, compare anche il nome della persona che ha curato la sua realizzazione, dalla creazione della composizione su carta alla sua trasposizione su stoffa, un particolare che attesta, quindi, la paternità di queste piccole opere di arte tessile e dimostra come, nella mentalità del Maggiociondolo, gli autori dei manufatti non siano considerati utenti che si dedicano ad occupazioni ricreative, ma artisti impegnati in percorsi espressivi individuali.
E’ evidente che la collaborazione pluriennale con Bianca Tassinari, ormai diventata a tutti gli effetti la conduttrice dello spazio, ha influito in modo sostanziale sull’impostazione dell’atelier, trasformatosi, nel corso degli anni, in un vero e proprio laboratorio di libera espressività, dove viene riconosciuto il valore artistico dei lavori più significativi ideati dai vari utenti. In quest’ottica, dal 2008 è stata progettata una mostra itinerante intitolata Dipinti su tela e/o Tele dipinte ospitata oltre che presso diverse istituzioni locali anche nella sede della Direzione delle Poste Italiane in occasione del convegno sulle “Responsabilità sociali delle imprese”.
Infine, accanto alle opere individuali prodotte con il batik, vanno ricordate anche le creazioni collettive di grandi sculture di carta: elaborazioni tridimensionali di animali fantastici che oltre a essere visibili negli angoli più inaspettati dell’atelier, appesi tra le travi del soffitto o nascosti dietro ad una porta, vengono impiegati per le scenografie di spettacoli teatrali messi in scena all’interno del Centro Arboreto e sono stati anche esposti al “Simposio Internazionale di Scultura” nel 2008.

Marta Cannoni

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