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Pietro Albertoni (1849-1933)

Pietro Albertoni nasce il 22 settembre 1849 a Garzoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova, da una famiglia benestante di tradizioni mediche e risorgimentali.
Sulla scia delle passioni patriottiche del padre e del nonno fu il più giovane garibaldino della terza guerra d’indipendenza arruolandosi, nonostante la giovane età, tra le truppe di Garibaldi per partecipare allo storico scontro di Bezzecca (1866). Dopo la laurea in medicina e chirurgia, conseguita nel 1873 all’Università di Padova, compie un breve tirocinio all’Istituto di Fisiologia diretto da Filippo Lussana, al quale, nel 1886, dedicherà il suo Manuale di fisiologia. Nel gabinetto scientifico dell’istituto il giovane Albertoni si dedica ai primi studi di fisiologia del sistema digerente e alle prime ricerche tossicologiche sull’alcolismo che saranno alla base dei futuri interessi verso la fisiopatologia e la farmacologia sperimentale.
Nel 1876, a soli ventisette anni, dopo un soggiorno di specializzazione a Strasburgo e una volta ottenuta l’abilitazione in Fisiologia Sperimentale a Padova, vince il posto di incaricato alla cattedra di Fisiologia dell’Università di Siena, dove insieme a Giovanni Bufalini, in “due stanzette umide, con poca luce, basse, che avevano per confinanti le case dei malati e quelle dei morti, e per abitanti noi, dei cani, dei conigli, delle rane, una slitta, un eccitatore e dei coltelli” compie le prime indagini fisiologico-farmacologiche sulla corteccia cerebrale e sulla genesi dell’epilessia. Continua queste ricerche all’Università di Genova, dove ottiene il posto di Straordinario di Materia Medica (1878) e, in seguito, quello di ordinario nell’ambito della cattedra di Farmacologia, mentre è contemporaneamente Direttore del reparto di malati mentali dell’Ospedale Pammatone. Sempre a Genova, con il chimico Icilio Guareschi, fonda nel 1883 La rivista di chimica medica e farmaceutica, che, mutato il nome nel 1885 in Annali di chimica e farmacologia, sarà il principale specchio delle ricerche italiane di farmacologia e di chimica medica e assegnerà ad Albertoni la fama di padre in Italia della farmacologia sperimentale.
Nel 1884 è chiamato a ricoprire la cattedra di Materia Medica e Farmacologia Sperimentale, tenuta precedentemente da Giovanni Franceschi, alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna e, dopo pochi mesi, subentra come supplente a Luigi Vella nella cattedra di Fisiologia e nella direzione del laboratorio a essa annesso. Nel 1887, alla morte di Vella, diventa ordinario di Fisiologia, ruolo che manterrà fino al 1916 quando è chiamato a sostituire Augusto Murri alla cattedra di Clinica Medica. Albertoni insegnerà all’Università di Bologna fino al raggiungimento dei limiti di età (1924) pur proseguendo anche negli anni successivi l’attività sperimentale nel laboratorio di fisiologia passato sotto la direzione dell’allievo Giuseppe Borgatti.
A Bologna ha inizio il respiro sociale delle sue ricerche. A partire dal 1892, con la collaborazione dell’allievo Ivo Novi e sulla scia degli studi di Angelo Mosso sulla fatica e di Moleschott sul rapporto tra nutrizione e lavoro, dà il via alle importanti ricerche di fisiologia dell’alimentazione e del lavoro tese a mettere in luce lo stretto collegamento che intercorre tra nutrizione, funzioni biologiche, lavoro, attività cerebrale, fenomeni sociali ed economici, mentre conduce contemporaneamente degli studi sull’alcolismo e sulla pellagra. I risultati di questi ultimi lo portarono a opporsi alle tesi di Cesare Lombroso che individuavano le cause della malattia nelle muffe contenute nel mais guasto e che furono alla base degli interventi legislativi dello Stato, il quale nel 1902 ne proibiva la vendita, ma poi sconfessate nel 1922. Mentre per Lombroso la pellagra era una “questione igienica”, per il padre della fisiologia sociale era una “questione sociale”: la malattia della classe agricola per eccellenza era causata dalla carenza nel mais, unico cibo di cui si nutrivano i contadini, di importanti principi alimentari, come vitamine e proteine.
L’attenzione per le pessime condizioni di vita e per la “miseria fisiologica” delle classi subalterne fu motivo ispiratore del lavoro scientifico del successivo ventennio e del suo intervento attivo nella politica nazionale e comunale.
Fu eletto Deputato nel gruppo radicale della Camera nel collegio di Bozzolo per tre legislature (1892/95 – 1897/1900 – 1900/04), Membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (1911/15) e nel 1912, per volere di Giolitti, Senatore del Regno nelle liste dell’Unione Democratica Sociale. L’attività politica di Albertoni fu sempre rivolta alla proposta di riforme in senso democratico e popolare volte al miglioramento delle condizioni igieniche, sanitarie e sociali delle classi contadine e lavoratrici. Si oppose all’autoritarismo di Crispi e alle politiche coloniali e nel 1925 fu uno dei firmatari del “contro-manifesto” di Bendetto Croce pubblicato in risposta al Manifesto degli intellettuali del fascismo di Giovanni Gentile.
Insieme all’attività sperimentale, all’insegnamento e all’attività politica nazionale, altrettanto attiva fu la partecipazione alla vita politica e scientifica cittadina. Fu eletto Consigliere comunale tra le fila dei democratici (1889/91 – 1895/1900 – 1902/04), Assessore Comunale (1890/91 – 1902/04) e Membro del Consiglio Sanitario Provinciale di Bologna (1903/16).
Nel 1898 divenne Membro dell’Amministrazione Ospedali di Bologna e nel 1904 suo Direttore. Fu Socio dell’Accademia dei Lincei e di altre importanti accademie nazionali e straniere, fu Direttore dal 1900 del Bullettino delle scienze mediche e, sin dagli anni della sua fondazione, Presidente onorario della Società di Biologia Sperimentale.
La morte di Pietro Albertoni, avvenuta l’8 novembre 1933, scatenò una “grandiosa manifestazione di cordoglio cittadino e nazionale”. Un imponente corteo, aperto dalle rappresentanze dei corpi armati del Comune di Bologna e dell’esercito, accompagnava il carro funebre. Erano presenti reduci garibaldini, le maggiori autorità e personalità cittadine e nazionali, il Rettore e professori dell’Ateneo bolognese e una vasta folla di studenti di ogni facoltà. “Rare volte si è visto una moltitudine così imponente intorno a un feretro”, riportava due giorni dopo L’Avvenire d’Italia. Intervenivano il Podestà Angelo Manaresi e il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia Leonardo Mertinotti per salutare “il cittadino integerrimo, il venerato patriota, illustrazione della Scienza Medica Italiana”. Seguivano le parole dell’allievo Novi che salutava il maestro “rivolgendo alla sua memoria il riconoscente pensiero di tutti i discepoli e colleghi sparsi in tutta Italia e nel mondo intero”. L’Università di Bologna, per volere del Rettore Alessandro Ghigi, sospendeva per quel giorno le lezioni.

ALESSANDRA CEREA

La foto di Pietro Albertoni è conservata presso l'Archivio Storico dell'Università di Bologna.

BIBLIOGRAFIA

Archivio Storico dell’Università di Bologna. Fascicolo individuale del Prof. Pietro Albertoni

Nicoletta Azzi, Pietro Albertoni. La vita e l’attività, Mantova, Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione nel mantovano, 1984

Nicoletta Azzi (a cura di), Sapere scientifico e questione sociale tra ‘800 e ‘900. Atti del Convegno in occasione della morte del Prof. Pietro Albertoni. Gazoldo degli Ippoliti – Sabbioneta, 12 e 13 ottobre 1984, Mantova, Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione nel mantovano, 1987

Giuseppe Borgatti, “Prof. Pietro Albertoni”, estratto dalla Rivista di biologia, Vol. XXI, Fasc. II, 1936

Vincenzo Cappelletti, “Pietro Albertoni”, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. I, 1960

Giuliano Pancaldi, “Gli scienziati, i filosofi, la città”, in Renato Zangheri (a cura di), Bologna, Roma-Bari, Laterza, 1986

Giuliano Pancaldi, “La nascita della clinica sperimentale a Bologna: Augusto Murri e Pietro Albertoni”, in Walter Tega (a cura di) Lo studio e la città: Bologna 1888-1988, Bologna, Nuova Alfa, 1987

Mariano L. Patrizi, “L’opera fisiologica e sociale di Pietro Albertoni”, in Annuario della Regia Università degli Studi di Bologna, 1934, pp. 59-93

Angelo Pugliese, “Pietro Albertoni. Il Patriota, lo Scienziato, il Sociologo”, Biochimica e Terapia sperimentale, XX, 1933, pp. 584-589