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Benedetto Monti (1799-1869)

Benedetto Monti nasce nelle Marche, vicino Fermo, il 21 marzo 1799. Dopo essersi laureato a Bologna presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, su consiglio del professor Bufalini, si trasferisce a Urbino, dove insegna patologia fino al 1830. Successivamente diviene medico primario a Tivoli, dove rimane per cinque anni. Nel 1837 va ad Ancona e, durante un’epidemia colerica, lavora come medico a servizio del Comune. Tre anni più tardi viene nominato direttore del manicomio della città, dimostrando – a giudizio di Ignazio Zani che ne ha curato il necrologio – particolare bravura: “facile dimestichezza, confortevole sorriso, piacevoli parole, argute riflessioni, insinuante persuasiva…”1.

Dopo aver rifiutato per ragioni politiche il trasferimento a Roma, dove gli avrebbero affidato volentieri la cattedra universitaria di malattie mentali, nel 1859 Monti, rimasto ad Ancona, fa parte di un governo provvisorio che decretò la decadenza del papa; subito dopo, però, sempre per ragioni d’ordine politico, è costretto ad allontanarsi. Riparato a Milano, nell’autunno dello stesso anno parte per Bologna, dove è chiamato a ricoprire la cattedra universitaria di igiene e medicina legale. Entrato a far parte del Consiglio Superiore di Sanità e divenuto socio corrispondente della società medico-psicologica di Parigi, sempre a Bologna Monti ottiene anche la direzione della clinica di malattie mentali, e nel 1861 quella del manicomio cittadino. Quest’ultima esperienza durerà pochi anni: nel 1864, infatti, a seguito di ripetuti scontri con gli amministratori degli ospedali di Bologna, Benedetto Monti si ritira dalla carica di direttore del manicomio di S. Orsola.

L’”alienista filosofo”2 Monti, cattolico, spiritualista, antifrenologo, che aveva combattuto per l’affermazione della filosofia rosminiana, della medicina ippocratica, e di una pratica psichiatrica che accordasse cure fisiche e cure morali, viene colpito da apoplessia cerebrale nel 1866 e, dopo anni di sofferenza, muore a Bologna il 1 settembre 1869.

Tra i suoi scritti più importanti vanno ricordati:

  • Saggio intorno al fondamento, al processo ed al sistema delle umane conoscenze (1841)
  • Della necessità di proscrivere l’insegnamento eccitabilistico dalle scuole mediche italiane e di restaurarvi i principi della clinica ippocratica (1841)
  • Leggi statutarie e regolamenti disciplinari del nuovo ospizio per la cura fisico-morale de’ mentecatti eretto in Ancona dall’ordine e sotto la invocazione di S. Giovanni di Dio preceduti da un ragionamento intorno alla dottrina generale delle malattie mentali riguardate ne’ loro fenomeni, nelle loro cause costitutive, e nelle occasionali, non che rispetto alla loro prognosi, ed al loro trattamento curativo generale (1841)
  • Dell’uomo come soggetto ed oggetto della pubblica igiene e della polizia medica (1859)
  • Della igiene pubblica, della polizia medica, della medicina legale e della loro coordinazione sintetica e del principio unitivo nel quale si congiungono (1860)
  • Del fondamento della pubblica igiene (1863)

 

NOTE:

1. Ignazio Zani, “Cenni necrologici del prof. Benedetto Monti, letti alla Società medico-chirurgica di Bologna, 11 settembre 1869”, estratto da Bullettino delle scienze mediche, Bologna, Tipi Gamberini e Parmeggiani, 1869, p. 5.

2. Valeria Paola Babini, “Benedetto Monti, un alienista filosofo”, in Sanità, scienza e storia, Milano, Franco Angeli, n. 1/1985, pp. 139-168

Elisa Montanari