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Classificazione e suddivisione dei ricoverati

Gli individui che entrano nel manicomio bolognese vengono classificati in base a numerosi criteri: sesso, stato civile (celibi o nubili, coniugati, vedovi, stato ignoto), condizione professionale e sociale (liberali, benestanti, industriali, manuali, agricoltori, militari, serventi, senza occupazione), fascia d’età (prima dei 20 anni, dai 20 ai 30, dai 30 ai 40, ecc…), e forma di alienazione mentale. Riguardo quest’ultima voce va segnalato un cambiamento che avviene a partire dal 1881, quando viene adottata la classificazione delle malattie mentali “del Senatore Verga” – come compare nel titolo della tabella di riferimento. In realtà già alcuni anni prima, nel primo congresso della Società italiana di freniatria, avvenuto nel settembre del 1874, la classificazione proposta dallo psichiatra milanese Andrea Verga era stata prescelta, non senza discussioni e polemiche. L’obiettivo di tale difficile accordo era quello di giungere a un linguaggio comune che solo avrebbe permesso un censimento delle principali forme nosologiche presenti nei vari manicomi italiani: “Il congresso ravvisando conveniente che sia sollecitamente fatto il censimento generale degli alienati del Regno nella maniera più uniforme, adotta in via provvisoria per questo scopo la classificazione del Prof. Verga ed invita i medici alienisti italiani a trasmettere il censimento del 31 dicembre prossimo all’Archivio Italiano, aggiungendovi le analoghe osservazioni” (1). Il ritardo nell’applicazione di quanto stabilito a livello congressuale pare confermare ulteriormente il relativo distacco della psichiatria bolognese.

Va anche detto che il maggiore impegno classificatorio degli alienisti e la volontà di procedere a diagnosi scientifiche più accurate non si rispecchiavano nella quotidiana pratica manicomiale e dunque nella suddivisione dei malati all’interno dello spazio asilare: i ricoverati continueranno ad essere allocati in base al comportamento e non alla patologia loro attribuita. Di più, i nomi dei reparti riportano fedelmente lo spirito della suddivisione: tranquilli, semitranquilli, disturbatori, agitati, tanto per fare un esempio. La psichiatria della seconda metà dell’Ottocento vive dunque la tensione tra una teoria, che si vorrebbe sempre più scientifica, e una prassi che, inevitabilmente, rimane ancorata a esigenze più concrete.

 

NOTE

1. La citazione dall’Archivio è riportata in A. Tagliavini, "La scienza psichiatrica. La costruzione del sapere nei Congressi della Società italiana di freniatria (1874-1907)" in V. P. Babini, M. Cotti, F. Minuz, A. Tagliavini, Tra sapere e potere La prichiatria italiana nella seconda metà dell'Ottocento, Il Bologna, Il Mulino, 1982., pp. 101-102.

Elisa Montanari