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Biografia di Gian Franco Minguzzi (1/4)

I primi studi

Gian Franco Minguzzi, figlio di Armante ed Elsa Onestinghel, nasce a Cotignola in provincia di Ravenna il 29 agosto 1927. Nel 1945, dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio Luigi Galvani di Bologna, sulle orme del padre medico si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'ateneo bolognese. Il 10 dicembre 1951 si laurea con il massimo dei voti discutendo una tesi sperimentale dal titolo Ricerche comparative sulla reattività in vitro di organi cavi e contrattili di uomo e di animali cimentati con vari agenti farmacologici1. Il relatore è Giulio Sotgiu, eminente professore di Patologia speciale medica e metodologia clinica, direttore dell'omonimo Istituto e referente di Minguzzi nei tre mesi di tirocinio curricolare svolto presso l'ospedale S. Orsola.

Subito dopo la laurea Gian Franco Minguzzi si iscrive al primo anno di Filosofia. In questa occasione ha modo di conoscere Renzo Canestrari, incontro che si rivelerà presto fondamentale per la sua attività scientifica e accademica. Dal 1951 Canestrari è subentrato al professor Alberto Marzi quale professore di Psicologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia; Minguzzi segue l'insegnamento di Canestrari durante il primo anno assieme a Filosofia morale, Storia della filosofia e Storia delle dottrine politiche. Il rapporto con Renzo Canestrari è fin da subito di profonda amicizia e proficua collaborazione scientifica, incentrata principalmente sugli studi della psicologia della percezione.

 

1952-1955. La specializzazione

Nel 1952 Gian Franco Minguzzi si ritira da Filosofia per iscriversi alla Scuola di specializzazione in Clinica delle malattie nervose e mentali, frequentando il primo anno presso l'Università di Modena e gli ultimi due a Bologna. Gli insegnamenti seguiti nell'ultimo anno di specializzazione confermano il carattere organicista del pensiero psichiatrico italiano di quel periodo: a esclusione dell'insegnamento di Psico-terapia tenuto da Carlo Gentili (di orientamento fenomenologico), i corsi di Elettro-terapia e Radio-terapia, proposti accanto a quelli di Opo-terapia, Malario-terapia e Farmacologia e mezzi di alimentazione, di isolamento e di contenzione degli alienati sono tenuti da Andrea Mari, direttore dell'ospedale psichiatrico di Bologna “F. Roncati” dal 1951 al 1967 e richiamano le terapie fisiche della psichiatria classica.

Il 24 novembre 1955 Gian Franco Minguzzi conclude il triennio di specializzazione con una tesi intitolata Riflessi psicopatologici delle teorie attuali della psicologia della percezione, che discute con il professor Paolo Ottonello. Oggetto dell'elaborato è il tentativo di rapportare i problemi psichiatrici allo schema di riferimento della psicologia sperimentale, in particolar modo alla psicologia tedesca della Gestalt (in opposizione alle teorie atomistiche dell'associazionismo). Nel tentativo di applicare i risultati dei nuovi indirizzi di psicologia sperimentale ai fenomeni psicopatologici, in particolar modo alle allucinazioni, Minguzzi prende in esame alcuni casi clinici ripresi dai lavori di Pierre Janet (allucinazioni sunnamboliche e simboliche) e Paolo Ottonello (psicosi reattive nei sordi e nei carcerati), e presenta due casi da lui stesso esaminati all'ospedale psichiatrico Roncati di Bologna. La conclusione cui giunge è che la percezione partecipa all'allucinazione sia fornendo direttamente l'episodio allucinante, sia plasmando opportunamente tutto il mondo fenomenico del soggetto.

 

L'Istituto di Psicologia di Bologna

Nella seconda metà degli anni Cinquanta viene costituendosi attorno a Renzo Canestrari il gruppo che darà origine alla scuola bolognese di psicologia. Nel 1955 Gian Franco Minguzzi diventa assistente volontario di Canestrari all'Istituto di Psicologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Bologna. Nel gruppo di lavoro si contano anche Marino Bosinelli, Marco W. Battacchi e Marta Montanini. Ogni aspetto della psicologia – da quella clinica a quella sperimentale fino ai problemi dell'organizzazione dei centri di psicologia applicata – trova posto all'interno dell'Istituto diretto da Canestrari, nel quale, accanto al pluralismo teorico, si tiene vivo il rigore metodologico coerentemente a un modello di scientificità fondabile unicamente sull'osservazione sistematica e sull'esperimento. Sono tuttavia le ricerche riguardanti la psicologia della percezione a fornire una solida connotazione teorica e una precisa impostazione metodologica agli studi del gruppo bolognese2.

Proprio dalle indagini con Canestrari sui temi della percezione nascono i primi lavori scientifici di Minguzzi, spesso in collaborazione con lo stesso direttore dell'Istituto e con altri componenti del gruppo bolognese. Con Renzo Canestrari Minguzzi analizza la psicometria attraverso una valutazione di test di personalità e di intelligenza, prestando attenzione soprattutto all'età infantile e preadolescenziale (Indagine differenziale sulla psicologia dei preadolescenti, 1954; Aspetti differenziali fra lo Z test e il Rorschach quali rilevanze percettive di una particolare situazione di gruppo, 1954; Sulla valutazione dei fattori intellettivi nel reattivo di Rorschach, 1957). Con Marco W. Battacchi (e E. L. Greene) svolge indagini, attraverso l'osservazione sperimentale, sul comportamento dei ratti in un labirinto: Studio sul transfert del ratto in labirinto, 1958; Ricerca sul transfert in relazione all'apprendimento latente nel ratto albino, 1959. Con Marino Bosinelli pubblica contributi inerenti lo studio del movimento stroboscopico: Ipotesi percettive e movimento stroboscopico, 1957; Beitrag zum Problem der gekreuzten und ungekreuzten Bewegungen, 1960; Osservazioni sulla percezione di traiettorie incrociate e non incrociate, in movimenti continui ed in movimenti stroboscopici; 1960.

Dalla seconda metà degli anni Sessanta Minguzzi lavorerà con Marina Mizzau, studiando anche il processo del pensiero e concentrandosi in particolar modo sulla fallacia del ragionamento. Assieme arriveranno a proporre criteri valutativi relativamente la metodologia da adottarsi nella ricerca scientifica in ambito psicologico (Ricerca sulle fallacie di ragionamento: l'implicazione logica, 1965; L'uso dell'implicazione logica nel pensiero quotidiano, 1968).


I rapporti con l'Università di Trieste

Nel 1957, grazie ad una borsa di studio della durata di tre mesi, Gian Franco Minguzzi ha modo di stringere i rapporti con l'Istituto di Psicologia di Trieste, diretto dal professor Gaetano Kanizsa, allievo di Cesare Musatti. Paolo Bozzi ricorda, in un articolo pubblicato per il trentennale del periodico «Psicoterapia e Scienze Umane», come gli studi di psicologia della percezione interessassero sia l'Istituto di Psicologia bolognese sia quello triestino.

L'Istituto di Bologna era spesso presente, a Trieste soprattutto, nelle persone di Gian Franco Minguzzi e Marino Bosinelli (indimenticabile – a cavallo tra i due Decenni – la loro millecento nera piena di attrezzature sperimentali in trasferta, macchine e cartoni colorati, fili elettrici e lampadine).3

Minguzzi manterrà negli anni il rapportò con Trieste dove condurrà molteplici dibattiti nella Facoltà di Medicina e Chirurgia. Ma sarà soprattutto il sodalizio con Gaetano Kanizsa, basato su una solida amicizia e una comunanza di pensiero, a portare negli anni Ottanta alla pubblicazione di molti e importanti contributi sperimentali ancora oggi segnalati per interesse e attualità, definizione della metodologia di analisi, rilevanza dell'oggetto di studio e verifica degli obiettivi raggiunti. A ospitare i principali contributi dei due autori saranno i «Reports from the Institute of Psychology» dell'Università di Trieste e vari periodici stranieri. Le ricerche riguardano il ruolo dello schema di riferimento nell'organizzazione degli indizi pittorici della profondità, la differenziazione della chiarezza fenomenica e la struttura spazio-temporale della stimolazione prossimale e distale dei nessi causali e percettivi della percezione di oggetti in movimento (Sulla validità della distinzione fra percezione di nessi causali e percezione di dipendenze funzionali, 1968; Contrasto e assimilazione di chiarezza, 1980; Una ricerca sulla differenziazione anomala del contrasto di chiarezza, 1981; Figure anomale: le modificazioni di chiarezza indotte da fine di linea, 1982; An anomalous brightness differentiation, 1986).


1953-1963. La pratica psichiatrica al Roncati di Bologna

Nel 1953, quando da Modena ritorna a Bologna per frequentare il secondo anno di specializzazione, Gian Franco Minguzzi viene assunto all'ospedale psichiatrico Francesco Roncati in qualità di assistente.

La pratica in manicomio completa la sua formazione clinica-universitaria: al Roncati il futuro segretario di Psichiatria Democratica ha modo di conoscere direttamente la brutalità dell'istituzione asilare e di fare esperienza dei metodi di cura e custodia dei malati – procedure fino a quel momento studiare soltanto nelle pagine dei libri e nei corsi accademici. Il regime terapeutico applicato nel manicomio bolognese, non dissimile da quello degli altri manicomi italiani del periodo, è incentrato sulle terapie di shock (protagoniste delle “cure” manicomiali sin dagli anni Trenta) e sugli psicofarmaci, scoperti soltanto l'anno prima alla clinica psichiatrica St. Anne di Parigi. Il sovraffollamento dei reparti e l'impianto neurologico dell'establishment psichiatrico italiano paiono inoltre lasciare ben poco spazio alle tecniche psicoterapiche, sia individuali sia di gruppo.

Il 1957 si apre però con un passo in avanti nella gestione della malattia mentale. Il Roncati inaugura il suo primo “Reparto Aperto” che, non essendo legato ai precetti della legge del 1904 e avendo stipulato delle convenzioni con gli Enti mutualistici, permette a molti di evitare l'internamento coatto. Nel Centro diagnostico neuropsichiatrico di Viale Pepoli, all'interno del quale – da regolamento – il servizio medico del reparto è garantito dai medici assistenti del Roncati, vengono ricoverati i “piccoli mentali”: pazienti che entrano in ospedale, spesso volontariamente, per accertamenti e terapie, e malati neuropsichici per i quali non sussistono gli estremi per l'internamento né tantomeno possono essere convenientemente curati in un ambiente extra-ospedaliero.

Nel novembre del 1963 nominato assistente alla cattedra di Psicologia di Renzo Canestrari, presso l'omonimo Istituto, Gian Franco Minguzzi rassegna le dimissioni dal Roncati. Non abbandonerà però la causa della malattia mentale.

 

1958-1961. La parentesi francese

Sin dai tempi degli studi universitari, la Francia è il paese straniero maggiormente amato da Gian Franco Minguzzi, oltre che un bacino scientifico perennemente florido di spunti, riflessioni e comparazioni.

Nella primavera del 1958 Minguzzi ottiene una borsa di studio dal Governo francese e si reca a Parigi per studiare sia presso il Laboratoire de Psychologie expérimental de la Sorbonne, sia alla celebre clinica psichiatria St. Anne, dove ha modo di approfondire la pratica diagnostica. Ritorna nella capitale francese nell'aprile del 1961 e vi rimane per più di un anno, fino al settembre del 1962, con l'intenzione di perfezionarsi ulteriormente nelle tecniche applicative della psicologia dei gruppi e frequentando a tal scopo il Centre de Synthèse. In questo periodo ha la possibilità di mettersi in contatto con intellettuali del calibro di Michel Foucault, Félix Guattari, Gilles Deleuze e Jean-Paul Sartre (che sarà invitato a Bologna nel 1968 per tenere una conferenza all'Istituto di Psicologia), ma soprattutto di osservare gli sviluppi dell'innovativo progetto di Georges Daumézon e Henri Douchêne. Il 15 marzo 1960 il Ministero della Salute Pubblica francese aveva fissato il nuovo programma per la lotta alla malattia mentale: la politica di settore doveva diventare la nuova frontiera dell'assistenza psichiatrica. Nel periodo in cui vive a Parigi Minguzzi ha dunque la possibilità di seguire l'evoluzione dell'esperienza del XIII arrondisement e vedere l'organizzazione degli atéliers protetti. Rientrato in Italia si fa promotore della nuova politica.

Alla fine degli anni Settanta Minguzzi parteciperà ad alcuni incontri internazionali, tra cui il Réseau alternative à la psychiatrie. Collectif international, tenutosi a Parigi nel 1979. Fèlix Guattari raccoglierà in un volume, omonimo al Réseau e curato da Mony Elkaim, le esperienze e le riflessioni degli aderenti all'incontro. Oltre all'intervista con Gian Franco Minguzzi, Guattari inserisce quella con Franca e Franco Basaglia e Leo Nahon. Quali rappresentati di Psichiatria Democratica (nata a Bologna nel 1973) gli intervistati fanno il punto sul movimento in Italia, insistendo sulla necessità di trovare, all'interno del movimento stesso, una struttura organizzativa più definita e strutturata senza tuttavia cadere nella rigidità istituzionale. Lo stesso anno Minguzzi sarà intervistato da J. Adout, che inserirà l'intervento nel suo libro Les raisons de la folie.

Alice Graziadei

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NOTE

1La tesi è conservata nel fascicolo personale di Gian Franco Minguzzi presente all’Archivio Storico dell’Università di Bologna, da cui è stata tratta la maggior parte delle informazioni relative all’esperienza universitaria di Minguzzi, sia in qualità di studente che, più tardi, di docente.

2Cfr. P. Bozzi, Sugli ultimi trent’anni di psicologia scientifica italiana, in «Psicote-rapia e Scienze Umane. Numero speciale del ventesimo anno», 3, 1986, pp. 59-73.

3Cfr. P. Bozzi, Sugli ultimi trent'anni di psicologia scientifica italiana, in «Psicoterapia e Scienze Umane. Numero speciale del ventesimo anno», 3, 1986, pp. 59-73.