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La Rivista di psicologia: dalla pedagogia alla nascita della psicologia scientifica in Italia

[…] nel 1903 andai a dirigere un istituto privato di più di 300 deficienti gravi, a Bertalia, vicino a Bologna […]. Fu un momento felice, poiché essendo l’interesse per i deficienti nella sua fase ascendente, fondai, incitato dagli amici (Vailati, Papini, Calderoni) la mia “Rivista di psicologia applicata alla pedagogia e alla psicopatologia”, che doveva divenire più tardi l’attuale “Rivista di psicologia generale”. Questa rivista, vivendo soltanto del mio desiderio di creare delle simpatie alla psicologia, con il solo aiuto degli abbonati, dovette naturalmente seguire un po’ l’incostanza delle simpatie dei cultori della psicologia e della pedagogia, ma ne è risultato un quadro assai vivente dei due movimenti, pedagogico e psicologico, in Italia soprattutto, durante gli ultimi 25 anni.
G. C. Ferrari, Autobiografia (1933)

 

La Rivista di Psicologia applicata alla Pedagogia e alla Psicopatologia, ideata inizialmente con il titolo Rivista di psicologia pedagogica, nasceva a Bologna nel febbraio del 1905 per iniziativa dello psichiatra Giulio Cesare Ferrari, allora direttore dell’Istituto medico-pedagogico emiliano finalizzato all’educazione dei piccoli disabili mentali, fondato a S. Giovanni in Persiceto nel 1899 e trasferito tre anni dopo a Bertalia. La rivista fu pubblicata inizialmente dallo Stabilimento tipografico Zamorani e Albertazzi e a partire dal 1919 dalla più prestigiosa casa editrice Zanichelli.
Primo periodico italiano interamente dedicato alla psicologia – i due precedenti tentativi avevano avuto vita brevissima 1 – rimase, a eccezione della breve apparizione di Psiche (1912-1915), l’unico punto di riferimento editoriale dell’evoluzione della psicologia italiana e l’esclusivo specchio, sempre aggiornato, degli sviluppi della disciplina all’estero fino alla nascita dell’Archivio italiano di Psicologia, fondato a Torino nel 1919 da Federico Kiesow e Agostino Gemelli.
Grazie alla rivista di Ferrari poterono unire le loro voci i pionieri della psicologia sperimentale in Italia, i cui lavori, dopo la cessazione nel 1891 della Rivista di filosofia scientifica di Enrico Morselli, erano precedentemente ospitati, accanto a quelli più tipicamente psichiatrici e neurologici, soprattutto nella Rivista sperimentale di freniatria. Della prestigiosa rivista Ferrari era stato il caporedattore mentre era medico-assistente di Augusto Tamburini al Manicomio San Lazzaro di Reggio Emilia, dove il giovane psichiatra nel 1896 aveva allestito il primo laboratorio italiano di psicologia sperimentale.
La rivista, che dopo tre anni riduceva il suo titolo a Rivista di Psicologia Applicata e proponeva ai lettori l’abbonamento cumulativo con la Rivista pedagogica di Luigi Credaro, fu dunque il veicolo più rappresentativo attraverso il quale la psicologia diventò un tassello della cultura italiana, orientandone e seguendone gli sviluppi e partecipando alla sua istituzionalizzazione. Nel 1912 diventava l’organo ufficiale della Società italiana di psicologia – fondata due anni prima con la collaborazione di Ferrari dal padre della neuropsichiatria infantile Sante De Sanctis – e dell’Istituto di psicologia sperimentale dell’Università di Roma a cui si aggiunsero l’anno successivo l’Istituto universitario di Torino e nel 1922 quelli di Padova, Firenze e Napoli. Nel 1912 abbreviava nuovamente il suo titolo in Rivista di Psicologia a cui nel 1931 sarebbe stato aggiunto il sottotitolo Organo degli Istituti di psicologia sperimentale.
Due mesi dopo l’uscita del primo numero della Rivista di psicologia, Roma ospitava il V Congresso internazionale di psicologia che, parallelamente all’istituzione delle prime cattedre universitarie – a Torino, Napoli, Roma assegnate rispettivamente a Federico Kiesow, Cesare Colucci e Sante De Sanctis, cattedre a cui venivano affiancati i tre incarichi a Padova, Ferrara e Bologna – avrebbe segnato l’inizio dello sviluppo organico della psicologia in Italia. Ferrari partecipava al Congresso presentando il terzo numero della sua rivista, che veniva fatta conoscere ai partecipanti come lo specchio editoriale di quanto si stava facendo in Italia in ambito psicologico. 2
La Rivista di psicologia era nata come “il giornale” dell’Istituto medico-pedagogico emiliano di cui Ferrari era il direttore dall’autunno del 1903, ma rientrava di fatto – insieme alla fortunata traduzione dei Principi di psicologia (1901) di William James e all’incarico di insegnamento di psicologia sperimentale e psicopatologia per gli studenti di medicina dell’Università di Bologna a partire dall’anno accademico 1904-1905 – nel progetto più ampio e articolato dello psichiatra indirizzato allo sviluppo della psicologia sperimentale in Italia. La rivista, che lo psichiatra aveva voluto aperta a tutti coloro che avevano qualcosa di interessante o di nuovo da dire, dando spazio soprattutto ai giovani e a voci non specialistiche, libera così da indirizzi predeterminati e da tendenze che nomi di “Maestri” avrebbero certamente indicato, rispecchiava indubbiamente e avrebbe continuato a rispecchiare in tutti gli anni della sua pubblicazione, la personalità, gli interessi scientifici e la particolare visione eclettica di psicologia del suo fondatore. Per Ferrari la creazione di una rivista sarebbe potuta essere l’occasione per proporre un’identità autonoma e originale della psicologia italiana, non subalterna alla tradizione tedesca e francese, non filosofica ma sperimentale e medica sebbene non del tutto riducibile alla fisiologia. Una psicologia che lo psichiatra poteva mostrare “in azione” con la sua rivista – proprio in quanto specchio delle osservazioni sue e dei suoi collaboratori sulla mentalità dei piccoli deficienti in quel laboratorio di “sperimentazione in vivo” che di fatto si era rivelato l’istituto medico-pedagogico di Bertalia – nella sua valenza terapeutica ed educativa e nella sua forza applicativa rivolta a studiare e a risolvere i problemi reali di individui concreti. Ed era proprio in questo legame con la nascente pedagogia scientifica che lo psichiatra proponeva di leggere l’originalità e la specificità della psicologia italiana. 3
L’impronta antiaccademica 4 che Ferrari aveva voluto dare alla rivista è visibile anche dalla scelta dei suoi collaboratori: oltre a studiosi a lui vicini – compaiono i nomi degli psichiatri Brugia, Tamburini, Vedrani, Guicciardi, degli psicologi francesi Vaschide e Courtier e dei medici che si stavano dedicando, con e parallelamente a lui, alla causa dell’assistenza all’infanzia Loreta, Badaloni, Bellei – aveva coinvolto in questa impresa il gruppo dei giovani pragmatisti italiani – Vailati, Calderoni, Papini, Prezzolini, Rossi – e tutta “l’equipe di lavoro” dell’istituto emiliano: non solo il suo assistente Umberto Neyroz, il quale poteva pubblicare lì i suoi lavori scientifici e aiutava Ferrari nella parte della rivista dedicata alle recensioni, ma anche alcuni fra i maestri più brillanti, dai cui diari lo psichiatra spesso attingeva per stendere articoli sulle osservazioni fatte sui piccoli ospiti dell’istituto. La rivista ospitava poi una “rubrica pedagogica” curata da Giuseppe Montesano che dirigeva in quegli anni la Scuola magistrale ortofrenica aperta a Roma nell’aprile del 1900 dalla Lega nazionale per la protezione e cura dei bambini deficienti. L’intento era coinvolgere nel pubblico di lettori gli insegnanti che con quella sezione sarebbero potuti rimanere aggiornati sugli sviluppi del movimento promosso dalla medicina sociale, dall’igiene, dall’antropologia e dalla psichiatria italiane per il rinnovamento della pedagogia e avrebbero ricevuto informazioni e notizie riguardanti la loro formazione e professione. 5
Fra la varietà di tematiche che verranno toccate nella rivista, che dimostra appunto la curiosità scientifica del suo creatore e la sua ferma convinzione sulla potenzialità applicativa della psicologia in ogni campo del sapere – dalla pedagogia alla psicopatologia, dalla filosofia alla politica, dall’antropologia alla criminologia e alla sociologia – sarà frequente e costante la pubblicazione di articoli di Ferrari rivolti all’infanzia, dedicati inizialmente alla causa dell’infanzia cosiddetta degenerata e poi ai problemi psicologici e istituzionali legati alla criminalità infantile.
Sin dalle prime annate la rivista introdusse temi nuovi per la pubblicistica italiana, ne sono un esempio i numerosi articoli sulla sessualità e i primi resoconti italiani sulla teoria psicoanalitica. Nel 1908 Luigi Baroncini, allora giovane assistente di Ferrari al Manicomio di Imola pubblicava l’articolo “Il fondamento e il meccanismo della psicoanalisi” e la traduzione di un saggio di Carl Gustav Jung sulla psicologia criminale e successivamente Roberto Assaggioli forniva un resoconto sul secondo Congresso di psicoanalisi (1910). Divenuta organo ufficiale della Società italiana di psicologia nel 1912, la rivista fu lo specchio delle ricerche sperimentali compiute nei vari istituti universitari di psicologia. Nel periodo bellico la maggior parte degli articoli fu dedicata alla psicologia della guerra e del soldato e nel 1916 la rivista pubblicò il diario di guerra di Benito Mussolini. A partire dagli anni ‘20 si registra un sempre maggior numero di articoli rivolti alla psicotecnica e alla psicologia del lavoro, a cui dedicherà i propri interessi il figlio dello psichiatra, Carlo Alberto, divenendo il primo docente universitario di questa materia. 6

Alla morte di Ferrari, avvenuta nell’ottobre del 1932, la direzione della Rivista di psicologia fu assunta da un Comitato di direzione composto da Carlo Alberto Ferrari, Mario Francesco Canella, capo redattore dal 1927, Alberto Marzi, Mario Ponzo, Vittorina Petri, Enzo Bonaventura, Cesare Colucci, Sante De Sanctis e assunse il titolo di Rivista di psicologia normale e patologica. Nel 1955, dopo una breve chiusura di due anni, la direzione passò a Cesare L. Musatti coadiuvato da Marzi, Ponzo e Gaetano Kanizsa. Fra il 1978 e 1989 chiuse nuovamente e terminò definitivamente la sua attività nel 1995. 7

Alessandra Cerea

BIBLIOGRAFIA

Valeria Paola Babini, La questione dei frenastenici. Alle origini della psicologia scientifica in Italia (1870-1910), Milano, Angeli, 1996

Valeria Paola Babini, “Come nacque la Rivista di psicologia”, in Glauco Ceccarelli (a cura di), La psicologia italiana all’inizio del Novecento. Cento anni dal 1905, Milano, Angeli, 2010, pp. 279-289

Maria Violetta Belcecchi, “La Rivista di psicologia dal 1905 al 1936”, in Giuseppe Mucciarelli (a cura di), Giulio Cesare Ferrari nella storia della psicologia italiana, Bologna, Pitagora Editrice, 1984, pp. 213-233

Giulio Cesare Ferrari, Autobiografia (a cura di Mario Quaranta), in Giuseppe Mucciarelli (a cura di), Giulio Cesare Ferrari nella storia della psicologia italiana, Bologna, Pitagora Editrice, 1984

Ferruccio Ferruzzi, “La psicologia italiana nello specchio della Rivista di Ferrari”, in Giuseppe Mucciarelli (a cura di), Giulio Cesare Ferrari nella storia della psicologia italiana, Bologna, Pitagora Editrice, 1984, pp. 69-84

Eugenio Medea, “Giulio Cesare Ferrari e la cultura del suo tempo”, Rivista di psicologia, fascicolo giubilare, anno L, fasc. IV, 1956, pp. 13-26

Mario M. Rossi, “Lo spirito di Giulio Cesare Ferrari e la Rivista di psicologia”, Rivista di psicologia, fascicolo giubilare, anno L, fasc. IV, 1956, pp. 37-42

Paola Zocchi, La “Rivista di psicologia” nelle carte del fondatore Giulio Cesare Ferrari, pagina web consultabile al sito dell’Aspi (Archivio storico della psicologia italiana)


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NOTE

1. Si tratta della Rivista quindicinale di psicologia, psichiatria e neuropatologia (1897-1899) e dell’Archivio di psicologia collettiva e scienze affini di Pasquale Rossi (1900-1902), fondate rispettivamente da Giuseppe Sergi e da Pasquale Rossi.

2. Cfr. Valeria Paola Babini , La questione dei frenastenici. Alle origini della psicologia scientifica in Italia (1870-1910), Milano, Angeli, 1996 e “Come nacque la Rivista di psicologia”, in Glauco Ceccarelli (a cura di), La psicologia italiana all’inizio del Novecento. Cento anni dal 1905, Milano, Angeli, 2010, pp. 279-289

  1. 3 Cfr. V. P. Babini, op. cit.

  2. 4 Cfr. F. Ferruzzi, “La psicologia italiana nello specchio della Rivista di Ferrari”, in G. Mucciarelli (a cura di), Giulio Cesare Ferrari nella storia della psicologia italiana, Bologna, Pitagora Editrice, 1984, pp. 69-84

  3. 5 Cfr. V.P. Babini, La questione dei frenastenici …, cit.

  4. 6 Cfr. F. Ferruzzi, op. cit e M.V. Belcecchi, “La Rivista di psicologia dal 1905 al 1936”, in G. Mucciarelli (a cura di), op. cit., pp. 213-233

  5. 7 Cfr. M.V. Belcecchi, op. cit.

 

 

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