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L'Associazione emiliana per la protezione dei fanciulli deficienti

Il 27 aprile 1899 nella sede della Deputazione Provinciale di Bologna un comitato interprovinciale composto dai rappresentanti delle amministrazioni delle province emiliane e dai direttori dei manicomi della regione approvava lo Statuto della “Associazione Emiliana per la protezione dei fanciulli deficienti”, che con quell’atto e in quella data vedeva la sua nascita ufficiale. L’Associazione Emiliana si costituiva rispondendo all’appello lanciato dalla “Lega Nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti”, fondata a Roma, nel gennaio di quell’anno, per iniziativa dello psichiatra Clodomiro Bonfigli, con lo scopo primario di aprire istituti speciali per il recupero e l’osservazione scientifica dei bambini con deficit mentali di diversa natura e gravità, definiti con il termine scientifico di frenastenici. 1

Lega Nazionale per la Protezione dei Fanciulli Deficienti

Il Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli sottoscriveva l’appello e contribuiva a diffonderlo tramite una circolare pubblicata il 30 gennaio 1899 nel “Bollettino Ufficiale del Ministero dell’Istruzione Pubblica” con cui invitava prefetti, sindaci, provveditori agli studi, presidenti delle Opere Pie e dei patronati per gli alunni poveri delle scuole elementari ad aderire alle iniziative della Lega. Nello Statuto, pubblicato nel febbraio di quell’anno, si faceva riferimento alla possibilità di creare, sotto la protezione e la vigilanza della Lega Nazionale, sezioni provinciali o coloniali che volessero istituire sul loro territorio speciali “Educatori” per i piccoli disabili mentali. 2
Interessi filantropici e scientifici, incrociati a interessi economici e gestionali, portarono la regione emiliana ad accogliere immediatamente la proposta di aderire alla Lega Nazionale.

Il 15 febbraio 1899 nella sede della Deputazione Provinciale di Bologna avveniva il primo dei numerosi incontri che portarono alla costituzione dell’Associazione Emiliana. A questa prima riunione erano presenti gli amministratori della provincia Cesare Sanguinetti e Alfredo Romagnoli, il Rettore dell’Università di Bologna Vittorio Puntoni e gli psichiatri Augusto Tamburini, Raffaele Brugia e Francesco Roncati, rispettivamente direttori dei manicomi di Reggio Emilia, Imola e Bologna. Si discusse dell’opportunità di creare un Comitato Emiliano per la protezione dei fanciulli deficienti che, “con ogni possibile mezzo di aiuto morale e materiale”, si prodigasse per la “educazione intellettuale e morale di infelici per sottrarli a quella condizione di inferiorità che li conduce ad inevitabile abbruttimento per tutta la vita”. Si sottolineava poi come la fondazione di un istituto medico-pedagogico potesse in parte far fronte al problema del sovraffollamento dei tre importanti istituti manicomiali presenti sul territorio che ospitavano un grande numero di piccoli idioti e dunque risultasse economicamente vantaggiosa per le amministrazioni provinciali che provvedevano al mantenimento dei malati ricoverati nei manicomi.
Per la realtà emiliana la possibilità di un istituto era concreta: esso sarebbe sorto per iniziativa e grazie a fondi di un privato, tal Socrate Gardini, economo dell’Ospedale-ricovero di S. Giovanni in Persiceto che ospitava poveri, anziani inabili al lavoro, orfani, trovatelli, deficienti e che era divenuto luogo di smistamento dei malati cronici incurabili inviati dal Manicomio di Reggio Emilia.Associazione Emiliana per la Protezione dei Fanciulli Deficiente

Il “Comitato Emiliano per la protezione dei fanciulli deficienti” si costituì formalmente durante il successivo incontro dell’11 marzo 1899 che vide la partecipazione degli esponenti delle deputazioni provinciali, i direttori dei manicomi della regione, i rettori delle università di Bologna e di Modena, e Alessandro Cugini, professore di psichiatria all’Università di Parma. In questo incontro vennero eletti i membri di un Consiglio Direttivo (Cesare Sanguinetti come Presidente, Augusto Tamburini come Vicepresidente, Alfredo Romagnoli come Segretario, Luigi Rava, Francesco Roncati e Raffaele Brugia come Consiglieri) e si decise di coordinare una capillare azione di propaganda sia avvertendo i giornali locali (che pubblicarono puntualmente i resoconti delle adunanze che portarono alla costituzione della Associazione) sia organizzando feste, lotterie, conferenze per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi destinati alla gestione del futuro istituto.
L’istituto avrebbe accolto non solo i fanciulli “deficienti” dei manicomi ma anche quelli provenienti da famiglie agiate che si erano mostrate restie al ricovero nei istituti manicomiali ordinari. Unico criterio di selezione l’emendabilità. Si voleva infatti evitare che l’istituto divenisse un “piccolo manicomio”, mero luogo di ricovero per “deboli di mente” incurabili. Sarebbe dovuto essere, invece, un luogo dove impartire una educazione intellettuale e morale: l’istruzione, la ginnastica ortopedica e, soprattutto, l’apprendimento di un mestiere avrebbero permesso quei miglioramenti fisici e mentali difficilmente raggiungibili in manicomio che avrebbero consentito a questi fanciulli un minimo di autosufficienza necessaria per poter essere reinseriti nella società.
Il Consiglio Direttivo si riunì nuovamente il 16 marzo, il 13 e il 19 aprile per stendere lo Statuto della Associazione Emiliana, che fu approvato nell’incontro del 27 aprile, sulla base dei principi espressi da quello della Lega Nazionale. La Associazione Emiliana, che si costituiva aderendo alla Lega romana per una condivisione di ideali, proclamava la propria autonomia morale e amministrativa, con il solo vincolo di inviare annualmente a Roma un resoconto sull’andamento del futuro istituto. 3

Di certo la tempestività con cui si era mossa la regione emiliana nella creazione di una associazione e nella fondazione di un istituto medico-pedagogico era attribuibile in gran parte all’attività politica del Deputato Provinciale Cesare Sanguinetti e agli interessi scientifici e all’attività manageriale dello psichiatra Augusto Tamburini, vera anima dell’Associazione e suo principale promotore, il quale pochi anni prima aveva già organizzato al San Lazzaro di Reggio Emilia, manicomio modello nell’Italia fra Ottocento e Novecento, uno tra i primi comparti-scuola per idioti in Italia. Era stato infatti Tamburini l’intermediario fra l’Associazione Emiliana e il presidente della Lega Nazionale, Bonfigli. Era stato Tamburini a prendere i primi accordi con Socrate Gardini e a dare le direttive teoriche e pratiche su cui fondare l’istituto. Sempre Tamburini si era attivato personalmente nell’attività di propaganda organizzando feste al Manicomio di Reggio Emilia e conferenze a Bologna, che videro la partecipazione della giovane dottoressa Maria Montessori la quale in quei mesi viaggiava per Italia per diffondere gli intenti della Lega Nazionale.4 Non di meno Tamburini agiva sul versante della divulgazione scientifica della questione dei frenastenici. Un esempio è l’articolo “L’odierno movimento in Italia per la cura e l’educazione dei frenastenici”, pubblicato nel luglio di quell’anno sulla Rivista sperimentale di freniatria, da lui diretta e “organo ufficiale” della Società freniatrica italiana. Nell’articolo Tamburini forniva un resoconto delle prime iniziative sorte in Italia per il recupero dei piccoli idioti e dell’ampio dibattito che le aveva preparate.

L’attività dell’Associazione Emiliana fu inizialmente rivolta alla divulgazione dei suoi intenti, invitando le varie amministrazioni provinciali della regione a fondare dei sottocomitati per raccogliere soci, aderenti e sussidi economici e a intercedere con i manicomi per l’invio dei piccoli idioti al nuovo istituto che era stato inaugurato due mesi dopo la nascita dell’Associazione. Non a caso il primo sottocomitato a costituirsi era stato, nel gennaio del 1900, quello di Reggio Emilia. Lo riferiva la “Gazzetta dell’Emilia” elencandone gli obiettivi: creare classi aggiunte nelle scuole elementari comunali dove i bambini con capacità mentali non molto inferiori alla norma (squilibrati, pigri, indisciplinati) potessero avere un insegnamento “su misura” per la loro situazione, istituire Asili-scuole dove impartire un’educazione speciale ai deficienti “meno bassi” (imbecilli intellettuali e morali), impegnarsi a mandare all’Istituto medico-pedagogico di S. Giovanni in Persiceto i fanciulli in condizioni psichiche più gravi (idioti intellettuali e morali ed epilettici) e a recuperare fondi per il loro mantenimento. 5 Una “relazione morale”, inviata alla Associazione, relativa agli anni 1901-1902, dimostrava l’avvenuta realizzazione degli iniziali intenti. 6
L’Associazione Emiliana garantiva le entrate e le amministrava. Parte dei fondi dell’Associazione erano destinati a finanziare ogni anno materiale didattico e scientifico che si voleva mantenere aggiornato rispetto ai dettami della nascente pedagogia scientifica, sempre col fine di rendere l’istituto un luogo di studio e di ricerca scientifica e non mero “ricovero di deficienti”. 7
A partire dall’apertura dell’Istituto medico-pedagogico emiliano l’Associazione agiva da intermediario fra l’istituto e le amministrazioni provinciali o le famiglie che avevano ricoverato lì i piccoli disabili mentali e si occupò capillarmente del suo controllo disciplinare e amministrativo. Nel Regolamento dell’Istituto medico-pedagogico emiliano, approvato dal Consiglio Direttivo nel gennaio del 1901, si imponeva al direttore amministrativo di inviare ogni sei mesi all’Associazione un “resoconto morale, statistico e sanitario” sull’andamento dell’istituto insieme al bilancio finanziario, e alla direzione dei manicomi e alle deputazioni provinciali una tabella compilata dai medici indicante lo stato fisico-psichico e i miglioramenti dei rispettivi deficienti.

Una Commissione di Sorveglianza, composta inizialmente dagli psichiatri Tamburini e Brugia – incarico che successivamente delegarono rispettivamente al Dott. Giulio Cesare Ferrari, ai tempi giovane assistente di Tamburini al manicomio di Reggio Emilia, e al Dott. Umberto Loreta – aveva il compito di visitare saltuariamente l’istituto facendo un resoconto sul suo funzionamento e sui miglioramenti auspicabili. 8
L’Associazione Emiliana si sciolse probabilmente quando la vigilanza sull’Istituto emiliano diventò di competenza di una Commissione provinciale di sorveglianza sui Manicomi, composta dal Prefetto, dal medico provinciale e da un medico alienista nominato dal Ministro dell’Interno, con l’entrata in vigore della legge n. 36 relativa alle “disposizioni sui manicomi e sulla custodia e cura degli alienati”, promulgata il 14 febbraio 1904, che riguardava anche gli istituti medico-pedagogici, considerati alla stregua degli istituti manicomiali comuni.

L’Archivio dell’Associazione Emiliana per la protezione dei fanciulli deficienti è conservato presso l’Archivio Storico Provinciale di Bologna. Esso comprende i carteggi fra i promotori del Comitato Emiliano, le lettere di convocazione alle varie adunanze, i materiali raccolti nella fase preparatoria della costituzione dell’Associazione, i verbali che ne testimoniano la vita amministrativa, pagine di giornali locali con articoli sulla vita dell’Associazione, il carteggio fra l’Associazione Emiliana e Socrate Gardini, direttore amministrativo dell’Istituto medico-pedagogico emiliano e i relativi resoconti finanziari, contabili, sanitari e “morali”.

Alessandra Cerea

BIBLIOGRAFIA:
Valeria Paola Babini, La questione dei frenastenici. Alle origini della psicologia scientifica in Italia (1870-1910), Milano, Angeli, 1996
Giulio Cesare Ferrari, “L’assistenza dei fanciulli deficienti in Italia il suo passato e il suo presente”, Rivista sperimentale di freniatria, XXIX, fasc. I-II, 1903, pp. 316-323
Augusto Tamburini, L’odierno movimento in Italia per la cura e l’educazione dei frenastenici, Reggio Emilia, Tip. Calderini, 1899
Augusto Tamburini, Le conquiste della psichiatria nel secolo XIX e il suo avvenire nel XX secolo, XI Congresso Freniatrico in Ancona, Reggio Emilia, Tip. Calderini, 1901

DOCUMENTI:
L’appello della Lega Nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti
Lo Statuto della Associazione Emiliana
L’appello della Associazione Emiliana
“L’odierno movimento in Italia per la cura e l’educazione dei frenastenici” di Augusto Tamburini

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NOTE:

1 Cfr. V. P. Babini, La questione dei frenastenici. Alle origini della psicologia scientifica in Italia (1870-1910), Milano, Angeli, 1996

2 I due documenti sono conservati tra le carte dell’Archivio della Associazione Emiliana per la protezione dei fanciulli deficienti nei faldoni 1.1. Deficienti. Costituzione della Associazione Emiliana e 1.7. Deficienti. Lega Nazionale. Generalità (Archivio Storico Provinciale di Bologna)

3 La serie di incontri che portarono alla costituzione della Associazione Emiliana sono documentati nei verbali contenuti nel faldone 1.2. Deficienti. Verbali, (Archivio Storico Provinciale di Bologna)

4 Cfr. V. P. Babini, op. cit.

5 Cfr. 1.3 Deficienti. Sottocomitati provinciali, (Archivio Storico Provinciale di Bologna)

6 Cfr. 2. Deficienti, (Archivio Storico Provinciale di Bologna)

7 Cfr. V. P. Babini, op. cit.

8 Cfr. 2. Deficienti, (Archivio Storico Provinciale di Bologna)