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Dall’igiene all’edilizia scolastica

In accordo con gli studi dell’ingegneria sanitaria, branca dell’igiene pubblica che nasceva in Italia nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, volti all’ideazione di progetti per i piani regolatori delle strade, delle fognature e della costruzione di abitazioni e di edifici pubblici che rispondessero ai dettami dell’igiene, in occasione della promulgazione della prima legge sanitaria nazionale dopo l’Unità (1888), il governo di Crispi approvava un regolamento che stabiliva le norme per regolare la costruzione degli edifici scolastici [link a documento Istruzioni tecnico-igieniche intorno alla compilazione dei progetti di costruzione di nuovi edifici scolastici]. Come scriveva Giuseppe Badaloni, chiamato a Roma a dirigere i servizi sanitari della Capitale, in una relazione del 1912, il regolamento era stato “piuttosto teorico che pratico, esortativo anzi che fattivo” fino all’attuazione della riforma scolastica voluta da Luigi Credaro nel 1911, che imponeva ai comuni, insieme all’obbligo della refezione scolastica (istituita a Bologna nel 1903. Cfr. L’istituzione della refezione scolastica), quello di costruire nuove “sedi degne” per le scuole. Ma Bologna aveva anticipato i tempi accogliendo nell’immediato le prime proposte del governo. Già nel 1889 Alberto Dallolio, allora Assessore all’Istruzione, consegnava all’amministrazione comunale il progetto dell’ingegnere municipale Filippo Boriani volto alla costruzione di una scuola elementare dedicata alla memoria di Edmondo De Amicis. La scuola doveva essere ubicata in un punto nevralgico della città, nell’ambito di un progetto più ampio che prevedeva l’edificazione di una vasta piazza attraverso cui congiungere l’antica Via Galliera con quella che sarebbe stata Via dell’Indipendenza (costruita nel 1897 per mettere in comunicazione il centro e la stazione) e di un’anti-piazzale su cui costruire l’ingresso ai Giardini della Montagnola (1896) e un bagno pubblico “ad aspersione” dove poter condurre i bambini a turno prima dell’ingresso a scuola. La scuola De Amicis veniva ultimata nel 1896 e inaugurata due anni dopo su sollecito di Pietro Albertoni. Era il primo edificio scolastico di proprietà comunale.

Nel giro di poco più di dieci anni i mille scolari che frequentavano le dodici classi delle Scuole Pie, uniche elementari della città passate nel 1859, sulla scia della Legge Casati, alla gestione del Comune, in seguito alla riforma scolastica di Enrico Panzacchi che istituiva a Bologna l’obbligo dei primi tre anni di istruzione elementare (1870), erano diventati più di settemila e il Comune, nell’emergenza di trovare locali da adibire a scuole, aveva affittato magazzini, conventi e fraterie. Nei primi anni novanta (quando il numero degli alunni era ormai passato a diecimila), a eccezione della scuola rurale di Santa Viola, edificata nel 1885 per volontà e a spese di un privato, il conte Camillo Ranieri Biscia, nessuno di questi edifici possedeva aule adatte allo scopo e il sovraffollamento e le pessime condizioni igieniche rendevano le scuole il più grande focolaio di malattie infettive ed epidemiche. Molto lontane erano le condizioni reali degli edifici scolastici rispetto ai dettami degli igienisti italiani.
Badaloni nel suo libro Le malattie della scuola e la loro profilassi (1901) dedicava molto spazio all’edilizia scolastica a partire dall’assunto secondo il quale “un gran numero di fanciulli vive in comune per molte ore della giornata allo scopo di educarsi: l’ambiente che li raccoglie diventa per essi una vera abitazione e deve possedere perciò tutti i requisiti che l’igiene richiede per una casa salubre, e rispondere al tempo stesso alle esigenza di un luogo adatto al lavoro intellettuale e favorevole allo sviluppo fisico. La scuola per molti fanciulli deve essere considerata come un mezzo propizio per toglierli dalle loro case povere, umide, malsane, e quindi anche sotto questo aspetto in essa nulla deve mancare di quanto occorre, non solo per mantenere inalterata la salute, ma per abituarli altresì alla nettezza ed all’ordine”. Nelle pagine seguenti Badaloni prendeva come modello dell’accordo tra ingegneria sanitaria e le esigenze della pedagogia e dell’igiene proprio la scuola bolognese “De Amicis”:
“[…] merita speciale attenzione [l’edificio della scuola] di Via Galliera in Bologna, il quale per l’orientazione, per la disposizione dei locali e per i servizi annessi (riscaldamento, ventilazione, bagni, latrine, lavandini, ecc.), deve ritenersi un modello del genere. […] È orientato, secondo il Javal suggerisce, con gli angoli dell’edifizio rivolti verso i punti cardinali, cosicché il sole nel suo giro ne rallegra successivamente tutte le parti. Una particolare degna di nota e che interessa molto l’igiene si riferisce agli spogliatoi. Presso una parete dei vasti corridoi […] fu molto provvidamente costruito un armadio nella quale viene assegnato a ciascun alunno un posto numerato munito di sportello e rete metallica dove egli depone il mantello, il cappello, ecc. Con questo sistema che provvede all’ordine e alla decenza, si ha, nell’inverno, anche il beneficio che i mantelli, le sciarpe, ecc., vengono asciugati e mantenuti caldi per l’azione del calorifero che vi tiene una giusta temperatura. Questo sistema è encomiabile anche sotto il punto di vista della profilassi contro certe malattie trasmissibili. Si evita così il pericolo dello scambio degli indumenti tra i ragazzi […]. Tra i servizi complementari di un edifizio scolastico vanno ricordati anche i lavandini, che servono anche per abituare i fanciulli alla pulizia. Mentre nella maggioranza delle scuole i lavabo si trovano in condizioni pessime di ubicazione e di istallazione, in quello di Via Galliera in Bologna si ammirano tipi bellissimi per eleganza e utilità. Le vaschette di porcellana bianca sono a circolazione continua d’acqua e sono costruite in guisa che, senza vigilanza alcuna, si vuotano automaticamente e si mantengono perciò sempre nette. La fognatura per le acque di rifiuto è perfetta.”
Descriveva la scuola di Via Galliera anche il medico Alfredo Boselli, ripercorrendo nel 1915, i grandi interventi fatti dal Comune di Bologna, in seguito all’istituzione del servizio sanitario scolastico (1898), nell’ambito dell’igiene pedagogica e, nello specifico, dell’edilizia scolastica:
“ […] Rappresenta il tipo nuovo di scuola al quale tutte le altre s’informano, ogni edificio consta di due parti fondamentali nettamente distinte, una per maschi e l’altra per femmine; ciascuna delle quali è costituita da un piano terreno (sempre elevato dal suolo) da un primo piano, e da uno semisotterraneo. Mentre i primi due sono dati per le aule scolastiche, palestre, ecc., l’ultimo è dato a tutti i servizi sussidiari della scuola: cucina, refettorio, camerini per bagni ad aspersione, macchinario per riscaldamento ecc. Il riscaldamento è a vapor-acqueo a bassa pressione; i bagni sono ad aspersione in camerini separati e suddivisi ciascuno in un piccolo spogliatoio e in un locale per doccia. In due avancorpi, abbondantemente areati e provvisti di razionali mezzi di ventilazione, al piano terreno ed al primo sono poste le latrine – a seggetta per le femmine – alla turca per i maschi. Numerosi sono i lavandini e gli abbeveratoi, i quali forniscono l’acqua a mezzo di fontanelle cadenti ad ampia parabola e costruiti in modo da non permettere il contatto della bocca di chi beve coll’origine dello zampillo. […] Annessi alla scuola, vi sono spazi liberi […] provvisti di alberi nei quali, compatibilmente colle esigenze didattiche, i fanciulli possono indugiarsi. […] possono i maestri profittare di questa favorevole condizione di cose per intrattenersi a fare lezione al riparo di grandi alberi. Le aule scolastiche infine sono informate al principio che ad essa debba giungere una rilevantissima quantità d’aria e di luce, di guisa che ognuna di esse è provvista di un triplice ordine di finestre occupanti gran parte di una delle pareti”.
L’edilizia scolastica fu al centro dell’attenzione dell’amministrazione comunale per tutto il trentennio successivo all’istituzione della scuola di Via Galliera, soprattutto in seguito alla promulgazione della Legge Orlando che alzava l’obbligo scolastico ai dodici anni. Sull’esempio della scuola “De Amicis” – che presentata nel 1910 al Congresso di Igiene di Bruxelles dal Direttore Generale delle scuole elementari di Bologna Ernesto Cappelletti sarebbe diventata un modello internazionale di igiene pedagogica – nel 1905 la giunta clerico-moderata guidata da Giuseppe Tanari riprendeva il piano edilizio proposto da Enrico Golinelli nel 1903 nell’ambito di un’importante riforma scolastica, iniziando un intenso programma di progetti per la costruzione di quattro nuovi edifici scolastici doppi (maschile e femminile) ai quattro punti cardinali della città, che sarebbero poi stati inaugurati nel 1910. Erano le scuole elementari Berti, Panzacchi, Ercolani e Guidi.
Negli anni che precedettero lo scoppio della guerra, una continua collaborazione tra l’amministrazione comunale e l’Ufficio d’Igiene portò all’attuazione di altre importanti iniziative. Nel 1911, mentre erano a capo dell’Ufficio Boselli e Giuseppe Bellei, per iniziativa del primo e in seguito a uno studio del secondo sul beneficio che traevano dalle cure marine alcune manifestazioni tubercolari, veniva inaugurato a Rimini – dove già nel 1889 Dallolio aveva istituito le colonie estive per “scolaretti poveri fisicamente minorati” – l’Ospizio Marino Provinciale Bolognese, la prima colonia marina in Italia permanente e funzionante anche in inverno, la migliore dal punto di vista edilizio e sanitario, che nel 1915 avrebbe accolto nei suoi otto padiglioni ben 400 bambini dai cinque ai dodici anni affetti da tubercolosi e bisognosi di un’assistenza ospedaliera continua, assicurando contemporaneamente l’istruzione elementare. Nel 1914 si realizzava un vecchio progetto del servizio sanitario scolastico di una scuola speciale per tracomatosi, intitolata ad Augusto Murri, che si sarebbe chiusa tra il 1919 e 1920 una volta raggiunti gli intenti di una completa debellazione del tracoma, malattia contagiosa che poteva causare la cecità. Sempre lo stesso anno veniva discusso in Consiglio Comunale il progetto dell’istituzione del Villaggio scolastico della Bolognina, una scuola all’aperto composta da cinque padiglioni a due piani con aule scolastiche, servizi e palestre, attorniati da settemila metri quadrati di spazi verdi e di viali alberati per le lezioni all’aperto e la ricreazione, che, approvato l’anno successivo, sarebbe stato il primo a sorgere in Italia se lo scoppio della guerra non ne avesse impedita la realizzazione. Un simile progetto si sarebbe poi realizzato nel 1917 con l’istituzione ai Giardini Margherita della scuola all’aperto Fortuzzi, ammirata e visitata da molti igienisti italiani, e nel 1925 con l’istituzione dell’ “istituto preventoriale scolastico” nella Villa Pugnoli a Casaglia, una colonia profilattica permanente destinata a scolari a rischio di contagio tubercolare.
Allo scoppio della guerra erano ormai quindici gli edifici scolastici costruiti dal comune. L’Ufficio d’Igiene veniva requisito dalle autorità militari per diventare centro diagnostico e profilattico delle malattie infettive dell’esercito, a Bellei veniva affidata la direzione dei servizi di profilassi dell’Ospedale Militare di Bologna e le scuole bolognesi venivano destinate ad alloggiare le truppe dell’esercito.

ALESSANDRA CEREA

BIBLIOGRAFIA

DOCUMENTI