RISME Ricerca Idee Salute Mentale Emilia-Romagna

La medicina nelle scuole: Bologna all’avanguardia nell’igiene pedagogica

“Ora in quale mai altro periodo della vita è possibile esercitare un più completo controllo [igienico], di quello offertodai fanciulli obbligati alla frequenza delle pubbliche scuole? Dall’esame degli scolari è agevole risalire a quello delle loro famiglie e raggiungere così un risultato pressoché totalitario” (1). In una relazione del 1933, Alfredo Boselli riassumeva i grandi passi fatti sul versante igienico nel Comune di Bologna a partire dall’istituzione dell’Ufficio Municipale d’Igiene, di cui era allora vice-direttore, sottolineando il ruolo importante che avevasvolto in questo progresso una particolare attenzione verso l’infanzia. Le sue parole erano una testimonianza del grande movimento di “redenzione igienica” che aveva caratterizzato la scienza medica italiana negli anni post-unitari, e che, in modo più programmatico e capillare a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento con l’istituzionalizzazione della disciplina igienica e attraverso inchieste e campagne di prevenzione e di educazione sanitaria delle classi popolari, interveniva attivamente per la tutela della salute pubblica. Spostatosi lo sguardo dall’individuo alla collettività e scoperta l’importanza dei fattori ambientali per la nascita e lo sviluppo delle maggiori patologie, le abitazioni, gli ambienti di lavoro e gli altri luoghi pubblici attirarono l’attenzione degli igienisti italiani. La scuola, soprattutto, diveniva un “osservatorio privilegiato”, luogo di ricerca e insieme “luogo di prevenzione e di intervento” dove compiere quella missione di “alfabetizzazione igienica” che avrebbe portato alla rigenerazione del paese. Attraverso l’igiene la scienza medica italiana scopriva l’infanzia. (2)
Nel 1870, in netto anticipo rispetto al resto d’Italia, l’Amministrazione comunale di Bologna, per iniziativa dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Enrico Panzacchi, promuoveva la prima inchiesta sulla situazione igienica delle scuole elementari della città e promulgava una riforma che, anticipando la Legge Coppino del 1877, imponeva la gratuità e l’obbligatorietà dei primi tre anni dell’istruzione elementare. Era stata un’arma a doppio taglio. Per il numero sempre maggiore di scolari il Comune si ritrovò a dover cercare in pochi anni sistemazioni provvisorie d’emergenza ma inchieste successive rivelarono che i locali erano inadatti allo scopo: erano ristretti, umidi, malsani e in difetto di aria e di luce, le aule erano poco riscaldate da piccole e pericolose stufe e invase da terribili odori provenienti da latrine malfatte. Le pessime condizioni igieniche erano aggravate dall’affollamento delle aule scolastiche che contavano quasi cento scolari per classe. La situazione di Bologna era lo specchio di quella che, pochi anni dopo, sarebbe apparsa la situazione italiana.
Dopo un’inchiesta sulle condizioni igieniche e sanitarie dei comuni del Regno (1884-1886), Crispi assegnava a Luigi Pagliani (titolare, dal 1877 all’Università di Torino, di una delle prime cattedre di igiene e uno dei fondatori della “Società Italiana di Igiene”) il compito di stendere la prima legislazione sanitaria dopo l’Unità. Il 22 novembre 1888 veniva promulgato il nuovo Codice d’Igiene e Sanità Pubblica ed erano istituiti il Consiglio Provinciale di Sanità e le figure del medico provinciale e dell’Ufficiale Sanitario comunale. Alcuni provvedimenti riguardavano la situazione scolastica. La nuova legge sanitaria dava, infatti, precise istruzioni tecnico-igieniche per la costruzione di nuovi edifici scolastici, proponendo di concedere mutui in favore di quei comuni che avessero deciso di istituire nuove scuole “rispondenti alle esigenze della pedagogia e dell’igiene”, e esortava le amministrazioni a provvedere affinché fossero periodicamente visitati i bambini che le frequentavano. Ma solo più tardi, con la circolare del 10 aprile 1892 e, in modo più programmatico con quella del 16 ottobre 1903, mentre era Ministro della Pubblica Istruzione il democratico Nunzio Nasi, venne varato un “Regolamento per la profilassi delle malattie contagiose nelle scuole” che rese obbligatori e quindi fattivi quei primi provvedimenti.
<Il 1903 era l’anno dell’attuazione di un’importante riforma scolastica a Bologna. Soprattutto grazie al grande ruolo e al peso avuto da medici come Pietro Loreta, Pietro Albertoni e Marcello Putti nelle decisioni che furono prese in quegli anni in Consiglio Comunale, quella riforma era il risultato di importanti iniziative avviate in campo igienico nel capoluogo emiliano, che avevano anticipato di qualche anno i provvedimenti nazionali del 1903 sull’igiene scolastica. Furono anzi, in alcuni casi, proprio le ricerche di alcuni medici attivi a Bologna nel campo della salute dell’infanzia il punto di riferimento scientifico di questi provvedimenti. Erano, infatti, citati gli studi di Giuseppe Bellei, responsabile insieme a Boselli del servizio sanitario scolastico bolognese, sul sovraccarico intellettuale dei bambini delle pubbliche scuole e quelli del medico provinciale Giuseppe Badaloni, che nel 1901 pubblicava il primo testo italiano di igiene pedagogica, Le malattie della scuola e la loro profilassi, scritto a partire da indagini sperimentali svolte nelle scuole bolognesi.

In armonia con la legge sanitaria nazionale del 1888, il Comune di Bologna aveva istituito nel 1890 un autonomo Ufficio di Igiene che entrava in funzione il 28 marzo 1892, mentre Putti era Assessore all’Igiene, con il compito di tutelare la salute pubblica attraverso una capillare sorveglianza igienica del suolo, delle abitazioni, degli alimenti, delle fognature generali e domestiche, degli stabilimenti industriali e degli altri luoghi pubblici. Il primo gruppo tecnico era composto dai medici Fausto Monetti e Antonio Cornia, messi a capo della direzione dell’ufficio, dal chimico Cesare Stoppa, nominato chimico municipale, e da Floriano Brazzola e dal suo allievo e assistente alla cattedra di Patologia e Anatomia Patologica Veterinaria, Pietro Gherardini, ai quali spettava la direzione del Laboratorio Batteriologico. Come racconta Boselli nella relazione stesa in occasione del quarantennio di questa istituzione, dopo aver risposto all’urgenza di una bonifica dell’acquedotto del Setta, inaugurato nel 1881 per volere di Loreta ma la cui potabilità era stata messa in dubbio dopo la grave epidemia di tifo che aveva colpito Bologna nel 1891, l’Ufficio di Igiene si era immediatamente attivato a favore della salute dell’infanzia. Nel 1895, dopo un breve soggiorno in Germania e in Francia presso i laboratori di Emil A. Von Behring e di Émile Rhoux e dopo la buona riuscita di esperimenti condotti su alcuni bambini nelle scuole, Bazzola insieme al giovane medico Bellei, introduceva, tra i primi in Italia, l’utilizzo di un siero antidifterico per far fronte alla “malattia più terribile dell’infanzia” che mieteva “il maggior numero di vittime nei fanciulli tra i tre e i sette anni” (3). Come riporta Badaloni nel suo testo, la media annuale di casi di difterite riscontrati a Bologna era altissima (590), e in buona parte per questo, nel 1893, la mortalità infantile aveva raggiunto a Bologna il suo picco.
Pochi anni dopo, nel 1898, sempre per iniziativa di Putti, veniva istituita una sezione scolastica dell’Ufficio di Igiene. Bologna era tra le prime città in Italia a dotarsi di questo servizio, la cui direzione veniva affidata ai due giovani medici, Bellei e Boselli, i quali iniziarono immediatamente capillari ispezioni nelle scuole bolognesi secondo quattro direzioni di intervento: “1. Curare attentamente la profilassi delle malattie diffusive nella scuola, delle parassitarie ecc. 2. Esaminare lo sviluppo fisico dello scolaro, studiarne le deviazioni, indagarne le cause, suggerirne possibilmente i rimedi. 3. Diffondere presso gli insegnanti e quindi presso gli scolari norme di cultura igienica. 4. Vigilare sulla salubrità dell’ambiente scolastico”. (4)
Sostenute da un chiaro programma d’intervento, da un indirizzo metodologico e da una preparazione adeguata, acquisiti nella “scuola” di fisiologia sociale del “maestro” Albertoni (cfr. La fisiologia sociale applicata all’infanzia), le indagini dei due medici avrebbero presto sostituito i risultati pressoché nulli dei saltuari controlli nelle scuole dei medici condotti. Prima del 1898, nonostante la “lotta” degli igienisti italiani “per mezzo di opuscoli, libri, giornali d’igiene, di pedagogia, conferenze, congressi, in favore della igiene scolastica” (5), poco o nulla era stato fatto in Italia di concretamente fattivo in questo ambito e solo negli anni venti del Novecento sarà istituzionalizzata la figura del medico scolastico.

In una serie di relazioni destinate all’Ufficiale Sanitario Boselli e Bellei ripercorrevano le indagini svolte e i provvedimenti presi nel triennio successivo all’istituzione del servizio sanitario scolastico. Erano stati sottoposti a visita medica quasi ottomila bambini che frequentavano le pubbliche scuole “per potersi formare un criterio, il più possibilmente esatto, sulle loro condizioni fisiche, ed eliminare all’uopo tutti quelli che presentino segni evidenti di malattia contagiosa ed altresì quelli che, pur non offrendo pericolo di contagio, non possono, senza danno proprio in conseguenza di altre malattie, frequentare la scuola”. Le malattie incontrate più frequentemente erano l’ipertosse, il morbillo, la varicella, gli orecchioni, la scarlattina e, non da ultima, la difterite. Accanto a casi di tifo i due medici avevano riscontrato, nonostante l’obbligo sanitario nazionale della vaccinazione (1892), casi di vaiolo ed erano diffusissime la tigna e il tracoma, quest’ultima una malattia contagiosa che colpiva gli occhi dei bambini in età scolare e che, se non curata, portava alla cecità.
Per ogni malattia, Boselli e Bellei stabilivano il numero di giorni di allontanamento degli scolari da scuola e imponevano ai medici condotti gli obblighi di produrre dei certificati per la riammissione e di denunciare tempestivamente all’Ufficio d’Igiene tutti quei casi di malattie infettive che avessero riscontrato in famiglie con bambini frequentanti le pubbliche scuole. Di fronte alla presenza di epidemie, tutta la scuola avrebbe dovuto chiudere per una capillare disinfezione. Nel caso della tigna e del tracoma proponevano l’istituzione di scuole speciali che consentissero di isolare i bambini malati senza per questo privarli del diritto e del dovere dell’istruzione elementare.
Accanto alle condizioni sanitarie degli scolari erano messe sotto inchiesta quelle igieniche delle scuole, “in rapporto alla luce, cubatura, riscaldamento, acqua potabile, latrine”, che, date le pessime condizioni e l’inadeguatezza dei locali, risultavano essere la maggiore causa della trasmissione delle malattie imponendo la necessità di un intervento del Comune per nuove costruzioni. Nell’attesa, per i due medici, sarebbe stato fondamentale introdurre l’abitudine di arieggiare e di disinfettare più frequentemente le aule, quella dell’utilizzo di “sputacchiere” e del lavaggio degli scolari prima dell’ingresso a scuola. Di fronte al poco rispetto delle norme igieniche, alla sporcizia degli alunni e alla poca cura del vestiario dovevano, infatti, essere rese obbligatorie la fornitura di grembiuli e “lavande metodiche”, che avevano anche un importantissimo ruolo pedagogico abituando i bambini alla pulizia. Fondamentale sarebbe stata la collaborazione dei maestri per l’insegnamento – sia pratico, quindi, che teorico attraverso l’assegnazione durante le ore scolastiche di piccoli temi sull’argomento – delle più elementari norme igieniche e per la compilazione delle carte biografiche che avrebbero permesso una razionalizzazione della vigilanza sulla salute dei bambini. Le carte ideate da Boselli e Bellei venivano lodate da Albertoni per la praticità della rapida classificazione, rispetto a quelle più complesse proposte dal padre dell’antropologia pedagogica Ugo Pizzoli ideate per altri scopi, ed erano citate come modello nel libro di Badaloni sulle malattie della scuola. [immagine carta biografica di fianco e come documento in allegato comparata a quella del Pizzoli] In parallelo alla vigilanza sanitaria i due medici si impegnavano, attraverso conferenze e lezioni, a dare ai maestri una cultura igienica basilare istruendoli sul modo di riconoscere per tempo i primi segni delle principali malattie infettive e sull’utilizzo delle cassette di medicazione, di cui avevano fornito le scuole.
In conclusione alle relazioni i due medici rivelavano gli intenti futuri, proponendosi di occuparsi, oltre “alla osservazione delle malattie diffusive e contagiose”, allo “studio delle qualità psichiche e morali, dello sviluppo dell’intelligenza, delle condizioni che ostacolano o difficultano il lavoro cerebrale, delle cause che diminuiscono o favoriscono l’attenzione”. Si dava così il via, accanto a nuovi e più approfonditi studi sulle malattie infettive e a indagini batteriologiche e chimiche sull’aria raccolta in diversi momenti della giornata nelle aule scolastiche, alle importanti ricerche fisiologiche di Boselli dedicate – su invito di Albertoni, che stava conducendo proprio in quegli anni in Consiglio Comunale una battaglia per l’istituzione della refezione scolastica (cfr. L’istituzione della refezione scolastica nel Comune di Bologna) – al rapporto tra nutrizione, sviluppo fisico e rendimento scolastico (6) e quelle di Bellei, le prime in Italia, sulla stanchezza mentale dovuta a un precoce sovraccarico intellettuale e a una ripartizione oraria degli insegnamenti che male si accordava alle esigenze fisiologiche dei bambini (7). (cfr. La fisiologia sociale applicata all’infanzia).
Per queste indagini avevano ottenuto dei sussidi da parte dell’amministrazione comunale per installare un piccolo ambulatorio scolastico fornito di tutti quegli strumenti necessari per le indagini antropometria fisica, fisiologica e psichica degli scolari e si appoggiavano contemporaneamente al laboratorio di Albertoni, dove Badaloni stava svolgendo in quegli anni le sue ricerche sui problemi della vista degli scolari e sui danni causati da scorrette posizioni di lettura e di scrittura assunte sul banco scolastico ottenendo risultati che sarebbero stati poi confermati dagli studi di Binet nel 1906 (8). L’ambulatorio era il nucleo embrionale di quello che, nel 1908, sarebbe diventato il primo laboratorio italiano di igiene scolastica, che Boselli e Bellei avevano voluto istituire sul modello del più celebre laboratorio di “pedagogia normale” fondato da Binet nel 1905 in una scuola elementare di Parigi.
Dai risultati delle indagini appariva che “il maggior contingente di diminuiti in peso corporeo – scrivevano successivamente i due medici – si era verificato fra gli appartenenti a classi misere; a parità di condizioni economiche la percentuale dei diminuiti in peso era assai maggiore nelle scuole povere d’aria, di luce, di cubatura e soverchiamente affollate; gli individui con spiccato depauperamento organico davano un buon contingente ai non promossi, ai ripetenti” e concludevano dicendo: “semplici ci parvero pertanto i corollari che scaturivano da queste osservazioni […]: necessità di refezione scolastica per sussidiare il bilancio alimentare insufficiente del povero, necessità di trasformare tutta l’edilizia scolastica, necessità di portare l’attenzione ai programmi, agli orari e proporre eventuali modificazioni nell’interesse dei fanciulli”. (9)
Furono queste le direttive sulle quali, nella stretta collaborazione e comunione di interessi tra l’Ufficio d’Igiene e quello della Pubblica Istruzione, la giunta democratica di Enrico Golinelli promulgava, nel dicembre del 1903, un importante riforma scolastica che istituiva nel Comune di Bologna la refezione scolastica e l’orario “diviso”, che prevedeva due ore di ricreazione prima delle lezioni pomeridiane, e approvava un nuovo piano di edilizia scolastica.

ALESSANDRA CEREA

Per l'immagine del frontespizio e delle carte biografiche del testo di Badaloni Le malattie della scuola, si ringrazia la Biblioteca M.Gattullo del Dip. di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna.

 

DOCUMENTI

 

BIBLIOGRAFIA

Stefano Arieti, “Società e sanità a Bologna tra la legge del 1888 e l’inizio del primo conflitto mondiale”, Il Carrobbio. Rivista di studi bolognesi, 26, 2000, pp. 229-242

Valeria Paola Babini, Medicina e cultura della salute a Bologna (1890-1910), relazione presentata al convegno “Oltre il progresso. La scienza per una società di uomini liberi (1880-1920)”, Accademia delle Scienze, Bologna 25/26 marzo 1992

Valeria Paola Babini, La questione dei frenastenici. Alle origini della psicologia scientifica in Italia (1870-1910), Milano, Angeli, 1996

Giuseppe Badaloni, Le malattie della scuola e la loro profilassi, Roma, Dante Alighieri, 1901

Giuseppe Badaloni, “L’esame dell’acuità visiva e del senso cromatico nelle scuole, fatto dai maestri elementari”, Bullettino delle scienze mediche, 4, 1904, pp. 381-393

Giuseppe Badaloni, “Sopra qualche dettaglio del banco di scuola in rapporto all’igiene”, Bullettino delle scienze mediche, 6, 1906, pp. 575-584

Giuseppe Badaloni, Igiene pedagogica: lezione dette nella Regia Università di Bologna, Roma-Milano, Dante Alighieri, 1910

Giuseppe Badaloni, L’igiene e l’assistenza scolastica in Italia. Relazione dell’ispettore centrale Prof. Giuseppe Badaloni a S. E. il Ministro in occasione della esposizione internazionale di Igiene Sociale in Roma, Roma, Tip. operaia romana operativa, 1912

Giuseppe Bellei, Alfredo Boselli, Relazione sul servizio sanitario scolastico dei medici aggiunti Alfredo Boselli e Giuseppe Bellei / Comune di Bologna, Bologna, Regia Tipografia, 1900

Giuseppe Bellei, “Sulla quantità di acido carbonico in alcune aule scolastiche del comune di Bologna”, Bullettino delle scienze mediche, 1, 1901, pp. 5-16

Giuseppe Bellei, La stanchezza mentale dei fanciulli nelle pubbliche scuole, Bologna, Regia Tipografia, 1901

Giuseppe Bellei, “La stanchezza mentale dei bambini nelle pubbliche scuole”, Rivista sperimentale di freniatria, XXX, 1901, pp. 692-698

Giuseppe Bellei, “Intorno alla stanchezza mentale dei fanciulli delle pubbliche scuole. Risposta ad una critica del Prof. Binet”, Bullettino delle scienze mediche, 6, 1906, pp. 419-432

Milana Benassi Capuano, “Edilizia scolastica a bologna dal 1890 al 1915: le scuole elementari comunali”, Strenna storica bolognese, XLVI, 1996, pp. 26-62

Giovanni Berti, Sui motivi professionali e sociologici dell’obbligo della pediatria in medicina, con particolare riguardo all’allevamento fisico dell’infante quale elemento formativo della psiche di lui, e quale coefficiente della moralità famigliare, Prolusione al corso ufficiale di Clinica Pediatrica nella Reale Università di Bologna, anno scolastico 1911-1912, Stabilimento Poligrafico Emiliano, Bologna, 1912

Alfredo Boselli, “Sulla correlazione tra scuola e sviluppo fisico dello scolaro”, Bullettino delle scienze mediche, serie VII, vol. I, 1901

Alfredo Boselli, “Sullo sviluppo fisico ed intellettuale dello scolaro”, Bullettino delle scienze mediche, 7, 1907, pp. 515-532

Alfredo Boselli, “La tigna e il tracoma nelle scuole elementari di Bologna”, Bullettino delle scienze mediche, 7, 1907, pp. 186-194

Alfredo Boselli, “Un laboratorio municipale di igiene scolastica”, Bullettino delle scienze mediche, 8, 1908, pp. 401-407

Alfredo Boselli, “Il servizio sanitario scolastico nel comune di Bologna (1898-1915)”, Bullettino delle scienze mediche, 3, 1915, pp. 65-86

Alfredo Boselli, Il primo quarantennio di vita dell’Ufficio d’Igiene, Bologna, [s. n.], 1933

Alfredo Boselli, “Commemorazione del dott. prof. Giuseppe Bellei letta alla Società medica chirurgica nella seduta del 10 giugno 1938”, estratto dal Bullettino delle scienze mediche, 3, 1938.

Milana Benassi Capuano, “Edilizia scolastica a Bologna dal 1890 al 1915: le scuole elementari comunali”, Strenna storica bolognese, XLVI, 1996, pp. 26-62

Mirella D’Ascenzo, La scuola elementare nell’età liberale. Il caso bologna (1859-1911), Bologna, Clueb, 1997

Umberto Loreta, Dell’assistenza dei bambini, Conferenza popolare tenuta nella sede della Società operaia di Vignola il 7 gennaio 1893, Stab. Tip. Zamorani e Albertazzi, Bologna, 1893

Umberto Loreta, Come si potrebbe praticamente arrivare ad una riunione di tutte le associazioni e istituzioni a pro dell’infanzia, Congresso internazionale per l’infanzia, Firenze, 1896

Umberto Loreta, Sulla istituzione di sezioni infantili negli Ospedali Comuni, Stab. Tip. Zamorani e Albertazzi, Bologna, 1899

Roberta Passione, Le origini della psicologia del lavoro in Italia. Nascita e declino di un’utopia liberale, Milano, Angeli, 2012

Claudio Pogliano, “L’utopia igienista (1870-1920)”, in Franco Della Peruta (a cura di), Malattia e Medicina. Vol. 7. Storia d’Italia. Annali, Torino, Einaudi, 1984


NOTE
1. Alfredo Boselli, Il primo quarantennio di vita dell’Ufficio d’Igiene, 1933
2. Cfr. Valeria Paola Babini, Medicina e cultura della salute a Bologna (1890-1910), relazione presentata al convegno “Oltre il progresso. La scienza per una società di uomini liberi (1880-1920)”, Accademia delle Scienze, Bologna 25/26 marzo 1992 e La questione dei frenastenici. Alle origini della psicologia scientifica in Italia (1870-1910), Milano, Franco Angeli, 1996
3. Giuseppe Badaloni, Le malattie della scuola e la loro profilassi, Roma, Dante Alighieri, 1901
4. Alfredo Boselli, “Il servizio sanitario scolastico nel comune di Bologna (1898-1915)”, Bullettino delle scienze mediche (1915)
5. Alfredo Boselli, “Un laboratorio municipale di igiene scolastica”, Bullettino delle scienze mediche (1908)
6. Alfredo Boselli, “Sulla correlazione tra scuola e sviluppo fisico dello scolaro”, Bullettino delle scienze mediche, 1901
7. Giuseppe Bellei, La stanchezza mentale dei fanciulli nelle pubbliche scuole, Bologna, Regia Tipografia, 1901
8. Alfred Binet, “L’attitude correcte pour écrire”, Année psichologique (1906)
9. Alfredo Boselli, “Il servizio sanitario scolastico nel comune di Bologna (1898-1915)”, Bullettino delle scienze mediche (1915)