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La nascita della Psicologia a Bologna nel contesto del secondo dopoguerra

L’ingresso delle truppe alleate a Bologna, il 21 aprile 1945, prelude la fine della Seconda Guerra Mondiale. Circa la metà della città si ritrovava distrutta e l’altra metà era piena di “sfollati”, macerie ed animali da allevamento. Durante gli anni della guerra la tensione della popolazione veniva continuamente alimentata dal suono ricorrente ed inquietante delle sirene che annunciavano il passaggio degli aerei da ricognizione e caccia bombardieri.

Tra i numerosi bombardamenti (durante il periodo della guerra ne sono stati accertati 94) era stato particolarmente disastroso, dopo la firma dell’armistizio con gli alleati, quello del 25 settembre 1943: centoventi aerei sganciarono migliaia di bombe senza che alcun allarme venisse diffuso, provocando migliaia di morti. Il più duro colpo al patrimonio artistico veniva invece inflitto il 28 gennaio 1944, con il bombardamento del centro storico. A ciò si aggiungeva il fatto che dal settembre del 1944 all’aprile del 1945 gli alleati avevano stabilito il fronte di guerra alle porte di Bologna, mentre la città era occupata dall’esercito tedesco e dalla truppe fasciste di Salò, che effettuavano continue rappresaglie. Questa situazione ebbe un effetto devastante: molti dei servizi essenziali erano quasi completamente scomparsi o gravemente danneggiati, mettendo a rischio le condizioni igienico sanitarie degli abitanti.

Nel 1945 la guerra era dunque finita, ma aveva lasciato segni profondi sulla salute fisica e psichica degli abitanti della città. La nuova amministrazione locale con a capo il sindaco Giuseppe Dozza, si trovò a dover gestire una difficoltosa ed urgente ricostruzione, contrassegnata anche da numerosi problemi di ordine sociale e sanitario.

 

 

 

INDICE della sezione

Il Laboratorio di Psicotecnica
Il Consultorio Medico Psico-Pedagogico
Psico-Audiologia
La cattedra di Psicologia a Bologna
L'esperienza del Pilastro
L'Ospedale degli Esposti
Strumenti e Test
Considerazioni conclusive

 

Il Laboratorio di Psicotecnica

In questo contesto storico, per dare un contributo importante al processo di ripresa delle attività economiche e dell’industria, iniziò la sua attività nel 1946 a Bologna il Laboratorio di Psicotecnica, istituzione di cui era sentita la mancanza tanto negli ambienti scolastici quanto in quelli industriali e sindacali della città. I promotori del laboratorio furono:

  • Alessandro Alessandrini, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università di Bologna;
  • Bruno Pulzè(1) laureato all’Università Cattolica di Milano e allievo di Padre Gemelli(2);
  • Nino Samaja, assessore alla Sanità del Comune di Bologna.

A loro si aggiungono Bruno Cannella, neuropsichiatra infantile e medico scolastico; Gian Massimo Facchini, otorino laringoiatra e Filippo Grazioli, esperto in tecniche diagnostiche.

I criteri fondamentali a cui si ispiravano i fondatori del Centro, furono essenzialmente tre(3):

  • promuovere lo studio della psicologia sperimentale e favorirne l’applicazione nel campo pedagogico e dell’orientamento professionale;
  • favorire ed estendere lo sviluppo di una “coscienza igienica” nei vari ceti sociali;
  • fondere in un unico centro funzionale le due attività scientifiche sopra nominate, in modo che ne risultasse un beneficio reale per la società in generale e per le classi meno abbienti in particolare.

Il Comune assegnò alcuni suoi locali posti all’interno del chiostro della chiesa di S. Giacomo, in via Zamboni n°15. Quei locali erano allora in parte occupati da persone che in seguito ai bombardamenti avevano subito gravi danni o visto distrutte le proprie abitazioni e non avevano le sufficienti risorse economiche per procurarsi altro alloggio. Al piano terra si trovava una sala che fungeva da ricevimento e segreteria. Questo spazio dava su un cortile alberato utilizzato, quando la stagione lo permetteva, anche come luogo di lavoro, visto il numero limitato delle stanze a disposizione. La segreteria confinava anche con una piccola stanza, adibita a spogliatoio degli operatori.

In due locali più piccoli si trovava l’ambulatorio medico del dott. Cannella e l’ambulatorio audiologico del dott. Facchini. Al piano terra erano presenti altri due studi dove si svolgevano gli esami individuali.

Una piccola scaletta portava al piano superiore. Qui in un’ampia sala molto luminosa si svolgevano gli esami collettivi per l’industria. Una delle pareti era occupata da un armadio contenente gli strumenti utilizzati per gli esami. Al di là del chiostro, di fronte alla sala superiore, si trovava il Liceo musicale e talvolta la musica da lì proveniente era udibile anche dal Laboratorio. La sala superiore confinava con lo studio del Direttore Pulzè, nel quale venivano svolti i colloqui individuali.

La psicologia entra dunque nel panorama della salute bolognese come Psicotecnica: la branca della Psicologia che ha per oggetto lo studio scientifico della persona nel contesto del lavoro. Questa disciplina si proponeva di migliorare il processo lavorativo, mettendo in primo piano il fattore umano e le attitudini di ciascun individuo. Il mezzo utilizzato erano tecniche derivate dalla tradizione della psicologia sperimentale.

Nel 1947 l’attività del Laboratorio di Psicotecnica si rivolgeva ad enti, ditte, industrie, Comune, Provincia, banche e istituti assicurativi. Fra le ditte che si rivolgevano al Laboratorio la prima fu la TIMO, attuale Telecom, che inviava aspiranti telefonisti, tecnici, impiegati da varie regioni d’Italia per valutarne l’idoneità al lavoro richiesto. Tra le altre aziende che usufruivano dei servizi del Centro c’erano:

  • l’ATM, Azienda Tranviaria Municipale di Bologna e l’ATP, Azienda Trasporti Provinciali per la selezione degli autisti;
  • i Vigili Urbani per la selezione dei vigili e dei vigili motociclisti;
  • Distillerie Buton;
  • Officina Simoncini;
  • la Banca Nazionale del Lavoro e la Banca San Gimignano e San Prospero.

La scuola di Odontoiatria dell’Università di Bologna richiedeva esami per l’idoneità dei medici aspiranti al percorso di specializzazione. Anche l’ammissione alla scuola infermieri della Croce Rossa italiana era condizionata all’idoneità confermata dagli esami di psicotecnica.

Inoltre l’Inail, Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro richiedeva di stabilire il deterioramento fisico e psichico verificatosi in seguito ad incidenti.

L’équipe che si occupava delle visite specialistiche, dei colloqui e delle valutazioni psicometriche era composta da medici specializzati e da altri operatori. Questi ultimi erano direttori didattici, insegnanti di ruolo e assistenti sociali interessati alla psicologia ed afferivano al Centro a seguito di un invio da parte del Provveditorato agli studi e del Comune. L’assegnazione provvisoria ad un altro ambito lavorativo veniva denominato “comando” ed era all’epoca la sola possibilità per fare esperienza nel campo psico-pedagogico. Infatti lo psicologo non esisteva ancora come figura professionale e le uniche Facoltà che fornivano insegnamenti di questo tipo erano Filosofia e Pedagogia.

Il gruppo degli operatori che iniziarono a lavorare al momento della fondazione del Centro era composto da:

  • Gabriella Rizzardi (nella foto, a destra);
  • Ida Squarzina (nella foto, al centro);
  • Emilia Sarti (nella foto, a sinistra);
  • Gemma Conti;
  • Tina Sacchetti;
  • Luisa Valenti;
  • Alberta Corsino.

La valutazione proposta dal Centro cominciava con un esame medico completo che includeva anche visite oculistiche ed audiologiche. La seconda fase consisteva in diversi esami così articolati:

  • test attitudinali e cognitivi somministrati in forma individuale e collettiva;
  • questionari di personalità;
  • colloqui clinici individuali e osservazioni condotte durante la stessa applicazione degli esami.

In base ai risultati veniva elaborato collegialmente un profilo delle attitudini, del carattere e delle preferenze di ogni candidato.

Gabriella Rizzardi e Luigi De Donno

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1 Ebbe un ruolo molto importante nello sviluppo della Psicologia a Bologna. Fu infatti promotore e organizzatore del Laboratorio di Psicologia Applicata di Bologna composto dalla sezioni di Psicotecnica per l’orientamento e selezione professione e dal Consultorio Medico Psico-Pedagogico collegato con la rete di classi differenziali e scuole speciali di cui egli era direttore. Fu anche consigliere comunale e membro del Consiglio per la difesa dell’infanzia. Ricevette dal Comune di Bologna l’incarico di formare gli insegnanti della scuola primaria in una prospettiva psico-pedagogica.

2 Agostino Gemelli, fondò nel 1921 l’Università Cattolica di Milano della quale fu rettore fino alla morte. In questa Università divenne professore ordinario di psicologia e direttore del Laboratorio di Psicologia Sperimentale dove vennero sviluppate avanzate ricerche su percezione, linguaggio, personalità, orientamento professionale e selezione del personale. Scrisse nel 1944 “la Psicotecnica applicata alle industrie”, dove vengono trattati gli obiettivi e le procedure della selezione e valorizzazione delle risorse umane con l’applicazione di metodologie provenienti dalla tradizione della psicologia sperimentale. Nel periodo seguente la Seconda Guerra Mondiale si occupò della formazione di numerosi allievi che operano in quest’ambito.

3 Fonte: Cannella, Pulzé, Facchini in “Bologna - Rivista del Comune”, 3/4 aprile 1954

La prima foto è tratta dal volume “Bologna ferita. Le devastazioni dei bombardamenti nello straordinario reportage fotografico di Filippo D'Ajutolo", Edizioni Pendragon, www.pendragon.it, per gentile concessione dell’editore.